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Amnesty su diritti umani: “società accecata da odio e paura”

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Troppi i diritti umani calpestati nel mondo. A spiegarlo, nel suo nuovo rapporto, è Amnesty International che ricorda come una forte retorica fatta di odio e intolleranza abbia portato nel tempo a una costante discriminazione di gruppi umani. Centocinquantanove i Paesi del mondo presi in esame e il rapporto, nel suo complesso, è tanto un pugno nello stomaco quanto probabilmente la spinta per reagire.

Si parla della persecuzione della minoranza Rohingya in Birmania di cui avevamo parlato qui, dei gravissimi fatti che hanno visto la Turchia fare notevoli passi indietro sui diritti fondamentali dell’individuo, fino anche alle opinabilissime politiche anti-migranti portate avanti negli Stati Uniti da Donald Trump. Senza dimenticare, in Europa, l’Est, e dunque i tanti episodi che hanno visto minacciati i diritti delle donne.

Amnesty International, attraverso la voce del suo segretario generale Salil Shetty, spiega come importanti leader di altrettanti importanti Paesi abbiano contribuito a fomentare l’odio e la paura di una società già in grave crisi. Il risultato di tutto questo però è che se da un lato l’intolleranza è cresciuta, dall’altro molte persone si sono sentite in dovere di chiedere un futuro lontano dagli stereotipi.

L’Ong è molto critica, in modo particolare, nei confronti delle politiche statunitensi: «Il gesto, apertamente mosso dall’odio, dell’amministrazione Usa che nel gennaio 2017 ha impedito l’ingresso nel Paese a persone provenienti da alcuni Stati a maggioranza musulmana, ha dato il la a un anno in cui i leader hanno portato le politiche dell’odio alle loro più pericolose conclusioni».

Il discutibile comportamento di Trump – fa sapere Amnesty International per voce di Margaret Huang (direttrice generale di Amnesty International Usa) – è un pessimo esempio per tutte le altre nazioni del mondo perché «i difensori dei diritti umani nel mondo possono trovare alleati nella popolazione degli Usa ma non nel loro presidente. Quest’ultimo assume iniziative che violano i diritti umani in casa e all’estero, le attiviste e gli attivisti statunitensi ci ricordano che la lotta per i diritti umani universali è sempre stata promossa e vinta a partire dalle proprie comunità».

Una questione che viene ripresa anche da Shetty, quella relativa al comportamento dei capi di Stati rispetto ai diritti umani: «Gli spettri dell’odio e della paura oggi aleggiano ampiamente nelle questioni mondiali, sono ben pochi i governi che stanno dalla parte dei diritti umani. Al contrario, leader come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi stanno spietatamente mettendo a rischio i diritti di milioni di persone». E aggiunge: «La debole risposta ai crimini contro l’umanità e ai crimini di guerra commessi in Myanmar, Iraq, Sud Sudan, Siria e Yemen sottolineano la mancanza di leadership, fanno vergognosamente arretrare le lancette dell’orologio a discapito di decenni di conquiste».

Amnesty spiega nel suo rapporto come l’attuale tendenza dei leader mondiali ad avallare le fake news in modo da manipolare l’opinione pubblica,  porterà a un vero e proprio scontro sulla libertà di espressione. Qualcosa di assolutamente grave perché, secondo Shetty, fin da ora non possiamo essere sicuri che durante questo stesso anno potremo manifestare o protestare. Insomma, prendere la parola sta diventando sempre più pericoloso.

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