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Il 14 febbraio 2018 resterà una data storica per il Marocco: è stata infatti approvata una legge contro la violenza sulle donne, dopo un iter parlamentare e dibattiti intensi durati anni, in ambito politico ma soprattutto nella società civile.
In effetti il primo testo di questa legge era stato presentato nel 2013 e, nel corso degli anni, ha subito diverse modifiche ma il ministro marocchino della Famiglia Bassima Hakkaoui ha accolto con soddisfazione il varo delle nuove regole, scrivendo anche sul suo profilo Facebook «Grâce à Dieu!».
Non a caso Bassima Hakkaoui, membro del “Partito giustizia e sviluppo” di stampo islamico, ha evidenziato come per la prima volta nella storia del Marocco sia stata varata una legge che prevede l’incriminazione degli autori di «atti considerati come molestie, aggressioni, sfruttamento sessuale o abusi». La normativa, inoltre, introduce alcune procedure utili a occuparsi delle donne vittime di violenza.
Va detto che la vera accelerazione al testo di legge è stata data da un video dello scorso agosto, nel quale si poteva vedere un gruppo di giovani marocchini aggredire sessualmente una donna su un autobus di Casablanca ; il video ha avuto un’immediata e larga diffusione attraverso media e social. Prendendo spunto da questo il governo ha deciso di procedere in modo efficace.
Tuttavia, c’è anche chi evidenzia le carenze di questa legge, come Nouzha Skalli, militante per la parità tra i sessi: in effetti il testo contiene una visione troppo limitata e ristretta degli abusi, considerando che, per esempio, la violenza sessuale nell’ambito di un matrimonio non viene condannata.
Non a caso, le militanti del Movimento alternativo per le libertà individuali (Mali) del Marocco hanno espresso preoccupazione per un parlamento al cui interno persistono “mentalità così misogine e retrograde”.
Dal momento però che, secondo l’Istituto di Statistica del Paese, ben il 40,6% delle donne tra i 18 e i 64 anni (abitanti in centri urbani) riferisce di aver subito almeno una volta nella vita molestie sessuali, un primo passo è almeno stato fatto.
Di leggi varate nei Paesi di cultura islamica con propositi simili, avevamo dato notizia per la Tunisia e per Turchia e Giordania. Ora si aggiunge il Marocco, Paese africano, a dimostrazione che le donne sono capaci di estendere le loro rivendicazioni e farne buon uso.
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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