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Van Gogh a Roma: mostra prorogata al 7 maggio

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Dallo scorso 8 ottobre, giorno della sua inaugurazione, la mostra romana dedicata a Vincent van Gogh a Palazzo Bonaparte ha registrato numeri da record, circa 400mila visitatori, tanto da spingere gli organizzatori a prorogarla fino al prossimo 7 maggio.

La mostra, che ripercorre le tappe fondamentali della carriera dell’artista olandese, è prodotta da Arthemisia in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi.

Circa 50 opere per un viaggio suggestivo e appassionante nella vita dell’artista, che ne ripercorre i tratti salienti: dagli inizi, ovvero il periodo olandese (in particolare con gli anni di Etten), e la passione per le scene di vita quotidiana (i raccoglitori di patate, i boscaioli, le donne intente al lavoro nei campi). Il Vincent degli esordi è un artista di stampo realista, interessato ai temi sociali, desideroso di raccontare la vita contadina delle campagne olandesi. Il periodo parigino, in cui si rafforza il suo interesse per la fisionomia umana (ne sono testimonianza i vari autoritratti tra cui il celebre “Autoritratto” del 1887 esposto nella mostra).

Verso la fine del 1881, Van Gogh si trasferisce all’Aia, è questo il periodo della “Sien” di Vincent, prostituta incinta di cui si innamora e di cui si prende cura fino a una brusca interruzione per divergenze caratteriali (come leggiamo dalle lettere di quel periodo).

Ulteriore fase è quella del trasferimento ad Arles, definito dal pittore il luogo ideale per “gli artisti che amano il sole e il colore”, è lì che Vincent dipinge i suoi ultimi capolavori tra cui “Il Seminatore” 1888 o il “Vecchio disperato” del 1890.

Come tutti sappiamo, è un periodo proficuo ma destinato a finire presto: afflitto da un profondo disagio psichico Vincent van Gogh si spara il 27 luglio del 1890 e muore due giorni dopo.

A completare il percorso della mostra, la suggestiva installazione “La notte stellata” di Art Media Studio, che si incontra prima del finale: sarà che abbiamo bisogno di magia, sarà che lo stile di van Gogh si presta ad essere utilizzato in tal modo ma tra i giochi di specchi e le immagini dei quadri in movimento vi sembrerà di immergervi nella notte stellata.

La mostra ci offre quindi un excursus sulla sua vicenda privata oltre che artistica, offrendo al visitatore la possibilità di entrare profondamente nella vita dell’artista con il richiamo alle tante lettere scritte all’adorato fratello Theo, suo primo sostenitore. A tal proposito, per comprendere la natura dell’animo di Vincent, artista tormentato, fragile, altruista, vi consiglio di leggere il meraviglioso “Lettere a Theo”, in Italia edito da Guanda editore. Nelle lettere si percepisce il fuoco sacro della pittura che Vincent sentiva ardere dentro di sé e che lo porterà a dipingere sempre, anche nei momenti bui in cui viene ricoverato in manicomio.

Unico appunto: la mostra è studiata ad hoc per creare un’atmosfera intensa e suggestiva, tuttavia la scelta delle luci così bassa talvolta impedisce una fruizione chiara delle opere e delle didascalie che le accompagnano, anche perché spesso posizionate molto più in basso rispetto alle opere stesse.

Vi ricordiamo che il 30 marzo, in occasione del 170esimo anniversario della nascita di Van Gogh, la mostra si animerà a festa: sono infatti previsti fino alla mezzanotte musica e drink nonché palloncini per tutti i bambini.

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