Per chi vende on line il rischi di incorrere in multe e sanzioni si fa sempre più elevato, specialmente se si usano alcune piattaforme.
Vendere oggetti online è diventato un gesto quotidiano, spesso nato per liberare spazio, guadagnare qualcosa o dare nuova vita a ciò che non serve. Le piattaforme digitali hanno semplificato questo processo, ma anche attirato l’attenzione delle autorità fiscali, sempre più attente ai movimenti economici.
La soglia tra attività occasionale e professionale è sottile e superarla può comportare obblighi fiscali e controlli da parte dell’amministrazione. Capire quando si diventa venditori abituali è fondamentale per evitare sanzioni, regolarizzare la propria posizione e agire in modo consapevole.
Cosa si rischia a vendere online
Dal 2023, i gestori delle piattaforme digitali come Vinted, eBay, Subito e Wallapop devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati dei venditori. La regola si applica solo a chi effettua più di 30 transazioni annue o incassa oltre 2.000 euro in totale, escludendo gli utenti occasionali.

Si rischiano multe e sanzioni – felicitapubblica.it
I dati trasmessi includono nome, cognome, codice fiscale, numero di operazioni e importi ricevuti, con l’obiettivo di individuare attività non dichiarate. Questa comunicazione avviene entro il 31 gennaio dell’anno successivo, e riguarda solo le vendite concluse tramite la piattaforma stessa.
Chi vende saltuariamente oggetti usati, senza superare le soglie, non è soggetto a obblighi fiscali, purché non si configuri un’attività commerciale. La vendita di beni personali non genera reddito imponibile, ma diventa rilevante se si acquistano prodotti con l’intento di rivenderli.
Il fisco valuta diversi elementi: frequenza delle vendite, tipologia dei beni, modalità di pagamento e presenza di feedback o vetrine personalizzate. Anche l’uso di strumenti professionali, come fatture o spedizioni tracciate, può far presumere un’attività imprenditoriale da dichiarare.
In caso di dubbio, è consigliabile consultare un commercialista, che può valutare la situazione e suggerire eventuali regimi fiscali agevolati. Chi svolge attività continuativa può optare per la partita IVA, scegliendo il regime forfettario con tassazione semplificata e contributi ridotti.
Le piattaforme non applicano ritenute fiscali, ma segnalano i dati: spetta al contribuente dichiarare eventuali redditi e versare le imposte dovute. Ignorare questi obblighi può portare a controlli, accertamenti e sanzioni, soprattutto se i movimenti risultano frequenti e di importo significativo.
Il monitoraggio fiscale si inserisce in un contesto europeo, con regole comuni per contrastare l’evasione e garantire equità tra venditori digitali. La direttiva DAC7 impone trasparenza e collaborazione tra Stati membri, coinvolgendo anche Airbnb, Uber e altre piattaforme di intermediazione.
Essere informati è il primo passo per vendere online in modo sicuro, evitando sorprese e agendo nel rispetto delle normative vigenti. Conoscere le soglie, i limiti e le regole permette di gestire le proprie attività digitali con serenità e responsabilità fiscale.

Vendere e acquistare on line è ormai una prassi comune, ma nasconde comunque dei rischi - felicitapubblica.it












