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In molti lasciano i risparmi sul conto, ma non sanno che stanno dilapidando il patrimonio: quanto si perde veramente

Banca clienteQuanto si perde a lasciare i risparmi sul conto corrente - Felicitapubblica.it

Quanto si perde veramente lasciando i nostri risparmi sui conti correnti? Il patrimonio potrebbe ridursi e di parecchio: quali sono i rischi. 

In Italia permane la tradizionale abitudine di accumulare la maggior parte dei risparmi sul conto corrente, una scelta che, soprattutto in un contesto economico caratterizzato da inflazione elevata, può comportare una significativa perdita di valore del patrimonio.

La gestione efficiente della liquidità personale richiede attenzione a diversi aspetti, dalla giacenza necessaria sul conto fino alle alternative di investimento più remunerative e sicure.

Perché non conviene tenere troppi soldi sul conto corrente?

Tenere una somma eccessiva sul conto corrente può sembrare una scelta comoda, ma è tutt’altro che vantaggiosa sotto il profilo finanziario. I motivi principali sono molteplici: interessi bassissimi, tassazione elevata, imposta di bollo e soprattutto l’erosione del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Attualmente, in Italia, se la giacenza media supera i 5.000 euro, si applica un’imposta di bollo annuale di 34,20 euro per le persone fisiche e di 100 euro per le persone giuridiche. Inoltre, gli interessi maturati sul saldo sono soggetti a una ritenuta fiscale del 26%. Considerando che i tassi di interesse offerti sono spesso vicini allo zero, il capitale rimane fermo e perde valore nel tempo. Per esempio, un’inflazione al 2% può ridurre il potere d’acquisto del denaro del 30% in vent’anni.

Non esiste una regola universale, ma una buona pratica suggerisce di mantenere sul conto solo una liquidità sufficiente a coprire le spese correnti e gli imprevisti per un periodo che va dai 3 ai 6 mesi. Per esempio, se le spese mensili sono di 1.100 euro (mutuo più altre spese), la giacenza ideale dovrebbe aggirarsi intorno ai 3.300-6.600 euro. Alcune famiglie preferiscono mantenere una riserva più ampia, anche fino a un anno di spese, soprattutto in presenza di condizioni lavorative o familiari instabili. I fattori che influenzano questa decisione comprendono:

  • Composizione e dimensione del nucleo familiare, con particolare attenzione ai bambini a carico;
  • Stabilità e sicurezza del lavoro;
  • Facilità di reperimento di un nuovo impiego in caso di necessità;
  • Capacità di ridurre le spese correnti rapidamente.

Oltre a ciò, è fondamentale ricordare che il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) garantisce la copertura fino a 100.000 euro per ogni correntista, motivo per cui non è consigliabile superare questa soglia per evitare rischi in caso di crisi bancaria. Secondo l’analisi della Banca d’Italia del 2023, la spesa media annua per la gestione di un conto corrente si aggira intorno ai 100,7 euro, con costi inferiori per i conti online (28,9 euro) e leggermente più alti per i conti postali (67,3 euro). Queste spese, sommate all’imposta di bollo e alla tassazione sugli interessi, amplificano il costo di mantenere liquidità inattiva sul conto.

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Soldi sul conto corrente, quanto perdi ogni anno – Felicitapubblica.it

Oltre ai costi espliciti, c’è il rischio implicito di svalutazione dovuto all’inflazione, che rappresenta una vera e propria tassa invisibile. La somma di questi fattori può trasformare, nell’arco di anni, una perdita finanziaria significativa, anche se inizialmente poco percepita. Per evitare la perdita di valore dei risparmi, è opportuno considerare strumenti più efficaci per far fruttare il capitale, senza rinunciare alla sicurezza e alla liquidità necessaria. Alcune opzioni valide includono:

  • Conti deposito: offrono interessi più alti rispetto al conto corrente, ma spesso richiedono vincoli temporali. È importante valutare costi di apertura, gestione e la tassazione sui rendimenti;
  • Buoni fruttiferi postali: strumenti a basso rischio, utili per proteggere i risparmi dall’inflazione, ma con rendimenti generalmente modesti;
  • Investimenti assicurativi: prodotti che combinano protezione del capitale e copertura assicurativa per i beneficiari in caso di eventi imprevisti, tuttavia con costi e rendimenti variabili;
  • Piani di accumulo in ETF: soluzioni sempre più diffuse che permettono di investire in modo diversificato e automatizzato, con un’attenzione particolare alla gestione del rischio e alla crescita del capitale nel medio-lungo termine.

Un esempio innovativo è offerto da Moneyfarm con il servizio Liquidità+, che propone un rendimento lordo annualizzato del 2,5% investendo in fondi monetari a basso rischio, come obbligazioni e certificati di deposito. Questo strumento è pensato per chi desidera mantenere una parte della liquidità investita con un orizzonte temporale inferiore ai due anni, garantendo flessibilità e un controllo attento delle performance. La diversificazione degli investimenti è un principio cardine per massimizzare i rendimenti e minimizzare i rischi. Portafogli costruiti con ETF permettono di investire in diverse asset class e aree geografiche, adattandosi alle esigenze e alla propensione al rischio di ciascun investitore.

Secondo la Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI), nel 2024 i risparmi delle famiglie italiane hanno raggiunto 1.367 miliardi di euro, con un incremento del 29,3% rispetto all’anno precedente. Oltre il 70% dei conti correnti presenta saldi inferiori a 12.500 euro, mentre il 7% detiene giacenze tra 50.000 e 250.000 euro. Questi dati evidenziano come una parte consistente del capitale rimanga parcheggiata sui conti, senza generare alcun rendimento e, anzi, subendo una continua erosione dovuta ai fattori descritti. La diffidenza verso i mercati finanziari, tipica del risparmiatore italiano, si scontra con la necessità di adottare strategie più lungimiranti per preservare e far crescere il valore dei risparmi nel tempo.

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