La gestione dei documenti fiscali continua a rappresentare un tema cruciale per cittadini e imprese, soprattutto per le normative vigenti.
Parallelamente, si registra un’importante evoluzione nel campo delle prestazioni sociali rivolte agli anziani con disabilità gravissima, con potenziali modifiche in arrivo per il bonus anziani da 850 euro a partire dal 2026.
Secondo la prassi consolidata, è noto che il contribuente deve conservare i documenti fiscali per poter dimostrare la correttezza delle proprie dichiarazioni in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il dubbio più frequente riguarda la durata di questo obbligo: per quanto tempo è necessario custodire le fatture, le ricevute e le dichiarazioni?
Molti pensano che bastino cinque anni, in linea con i termini di decadenza per gli accertamenti fiscali previsti dall’articolo 43 delle disposizioni di attuazione delle imposte sui redditi e dall’articolo 57 del D.P.R. 633/1972 sull’IVA. Questi articoli stabiliscono che l’Amministrazione finanziaria può effettuare verifiche e notificare accertamenti entro cinque anni dall’anno successivo alla presentazione della dichiarazione. Ad esempio, per una dichiarazione relativa al 2021 presentata nel 2022, i documenti sarebbero da conservare fino al 31 dicembre 2027.
Tuttavia, questa interpretazione non è completamente corretta. Il Codice Civile, infatti, impone agli imprenditori e ai professionisti – e in senso prudenziale anche ai privati – di conservare la documentazione contabile e fiscale per dieci anni dalla data dell’ultima registrazione (articolo 2220 c.c.). Questo periodo superiore è giustificato dal fatto che, anche se l’azione di accertamento decade dopo cinque anni, il Fisco può comunque richiedere la documentazione relativa a quegli anni se il controllo è stato avviato entro il termine previsto.
In sostanza, la conservazione decennale dei documenti fiscali è raccomandata a tutti i contribuenti, per evitare di trovarsi senza prove nel caso di controlli o contenziosi tributari. L’articolo 8 dello Statuto del contribuente, inoltre, sancisce che non può essere imposto un obbligo di conservazione superiore a dieci anni, definendo così un limite massimo entro cui il Fisco può richiedere documentazione e informazioni.
Bonus anziani da 850 euro: ampliamento della platea e criticità finanziarie
Introdotto nel 2025, il bonus universale per anziani con disabilità gravissima, destinato agli over 80, si è dimostrato finora insufficiente a raggiungere la platea prevista. Le domande presentate entro settembre 2025 sono state meno di 5.000, con solo il 41% delle istanze accolte, corrispondenti a circa 2.000 beneficiari effettivi rispetto ai 25.000 stimati.
Il motivo principale di questa scarsa adesione è stato individuato nel limite ISEE troppo restrittivo, fissato a 6.000 euro, che ha escluso molte persone in condizioni di bisogno. Per il 2026, il Governo ha proposto di raddoppiare questo tetto a 12.000 euro, consentendo così a un numero molto più ampio di anziani di accedere alla prestazione.
L’assegno universale manterrà la sua struttura, integrando l’indennità di accompagnamento con una quota aggiuntiva di 850 euro mensili per l’assistenza domiciliare. Questo intervento mira a favorire il supporto a casa tramite lavoratori domestici qualificati o servizi specializzati, riducendo la necessità di ricoveri in strutture residenziali.

Le sfide finanziarie e le prospettive per il 2026 – felicitapubblica.it
Nonostante l’ampliamento dei criteri di accesso, permane una criticità rilevante sul fronte delle risorse. Il Ministero del Lavoro ha previsto una riduzione dei fondi destinati all’assegno per il 2026, creando un paradosso tra l’obiettivo di ampliare la platea e la disponibilità economica effettiva. Per coprire pienamente la domanda potenziale – che supera 1,3 milioni di persone titolari dell’indennità di accompagnamento – sarebbero necessari stanziamenti superiori ai 13 miliardi di euro annui, cifra molto superiore a quanto attualmente previsto nella Legge di Bilancio.
L’entrata in vigore dell’aumento della soglia ISEE è prevista dal 1° gennaio 2026, ma al momento la misura è ancora una proposta in attesa di approvazione parlamentare. Solo con il via libera definitivo sarà possibile attuare criteri più inclusivi in grado di beneficiare un numero maggiore di anziani fragili.
Queste novità rappresentano un importante passo verso un sistema di tutela più solido per le categorie più vulnerabili, ma evidenziano anche la necessità di un equilibrio tra ambizioni politiche e disponibilità finanziarie reali. Nel frattempo, per i contribuenti resta fondamentale rispettare l’obbligo di conservazione dei documenti fiscali per almeno dieci anni, per non rischiare sanzioni e difficoltà in sede di controllo tributario.

Obbligo di conservazione dei documenti fiscali: perché 10 anni e non 5(www.felicitapubblica.it)












