Dieci anni per un ponte: errore di calcolo, i tecnici intervengono e lo salvano
Dopo un decennio di lavori, il Ponte di Pelješac (Ponte di Sabbioncello), una delle opere infrastrutturali più complesse e strategiche della Croazia, è stato inaugurato nel luglio 2022, segnando una svolta fondamentale per la mobilità del paese. Questo ponte strallato, lungo 2.404 metri e con un’altezza di 240 metri, collega la penisola di Pelješac con il resto del territorio croato, evitando il passaggio attraverso il corridoio di Neum, sotto la sovranità bosniaca. Tuttavia, non tutto è stato semplice: la costruzione di questa imponente infrastruttura ha messo a dura prova i limiti dell’ingegneria moderna, trasformandosi in un caso di studio internazionale per la gestione di errori strutturali e disallineamenti.
Il progetto, iniziato nel 2007 e interrotto nel 2012 a causa della crisi economica, ha ripreso vigore nel 2015 grazie al rilancio politico e al sostegno finanziario dell’Unione Europea, che ha coperto l’85% dei costi, pari a 357 milioni di euro. Realizzato dalla China Road and Bridge Corporation, il ponte si presenta come un capolavoro di ingegneria: con 10 campate, una carreggiata a quattro corsie e materiali d’avanguardia come acciaio e calcestruzzo armato, è destinato a migliorare notevolmente la qualità della vita dei croati, specialmente per chi vive nelle zone meridionali.
Tuttavia, la costruzione è stata segnata da un episodio che ha fatto il giro del mondo: dopo anni di lavoro, quando le due metà del ponte dovevano essere unite, è emerso un grave disallineamento tridimensionale. Non solo l’asse principale, ma anche altezza e larghezza non coincidevano, generando un problema strutturale che avrebbe potuto compromettere l’intera opera.
Il disallineamento non è stato causato da un singolo errore, ma dall’accumulo progressivo di piccoli sbagli: ritardi nei lavori, deformazioni dell’acciaio dovute alle variazioni termiche, usura degli strumenti di misurazione e interruzioni causate dalla mancanza di fondi, che hanno esposto le strutture agli agenti atmosferici per lunghi periodi. Questi fattori combinati hanno trasformato errori millimetrici in un gap strutturale di proporzioni notevoli.
Di fronte a questo disastro tecnico, gli ingegneri croati non hanno abbandonato il progetto, ma hanno messo in campo una soluzione innovativa e di estrema precisione: l’utilizzo di martinetti idraulici sincronizzati capaci di spostare enormi masse con una precisione millimetrica. Questa tecnica di “chirurgia strutturale” ha permesso di “massaggiare” progressivamente le due metà del ponte, correggendo il disallineamento senza demolire o rifare il lavoro.
Il metodo ha richiesto una coordinazione meticolosa, paragonabile a quelle delle missioni spaziali, in cui ogni movimento doveva essere calcolato con estrema accuratezza. Per correggere i difetti sono state effettuate operazioni di taglio, saldatura e rinforzo mirate, garantendo così la stabilità complessiva della struttura.
Oggi, il Ponte di Pelješac è certificato secondo tutti gli standard europei di sicurezza e funziona regolarmente, rappresentando un esempio di problem-solving ingegneristico che viene studiato nelle università di tutta Europa.
La realizzazione del ponte non ha solo un valore tecnico, ma anche geopolitico notevole. Prima della sua costruzione, per raggiungere la penisola di Pelješac e la città di Dubrovnik era necessario attraversare il territorio bosniaco, con due valichi di frontiera che rallentavano il traffico e complicavano la vita quotidiana. Il ponte consente ora di bypassare completamente la striscia costiera di Neum, garantendo un collegamento diretto e senza confini tra le diverse parti della Croazia.
La controversia tra Croazia e Bosnia-Erzegovina è stata intensa. Le autorità bosniache temevano che il ponte potesse ostacolare il passaggio di grandi navi verso il porto di Neum e hanno chiesto la sospensione dei lavori. Per questo motivo il ponte è stato progettato con un’altezza di 55 metri, per permettere il transito marittimo. Il dialogo politico è proseguito anche durante la costruzione, con la Croazia che ha ribadito la legittimità e l’importanza strategica del progetto.
Dal punto di vista economico, alcuni commercianti bosniaci hanno espresso preoccupazioni per la possibile riduzione del turismo a Neum, tradizionalmente favorito da visitatori che cercavano prezzi più contenuti rispetto a Dubrovnik. D’altro canto, per la Croazia il ponte rappresenta una fondamentale infrastruttura di coesione territoriale e un impulso per lo sviluppo economico e turistico.
Il Ponte di Pelješac, oltre a essere un collegamento fisico, è diventato un simbolo di come l’ingegneria moderna possa superare difficoltà apparentemente insormontabili con creatività e tecnologie avanzate. La gestione dell’errore strutturale e la sua soluzione tramite i martinetti idraulici hanno trasformato un potenziale fallimento in un successo tecnico e umano.
Attraversare questo ponte significa quindi non solo viaggiare più velocemente, ma anche toccare con mano la resilienza e la capacità di innovazione che caratterizzano la Croazia e l’Europa nei grandi progetti infrastrutturali contemporanei. Un monito che, dietro ogni grande opera, si nasconde una storia fatta di sfide, errori e coraggio ingegneristico.