Di nomi, di cognomi e di altre sciocchezze

Lo ammetto, non ci avevo mai pensato prima. Sarà per una questione di abitudine, sarà perché non ho figli o forse perché mia madre ha sempre portato il cognome di mio padre con grande orgoglio. Poi però, proprio qualche giorno prima della storica sentenza della Consulta, ecco che l’argomento all’improvviso si era già presentato alla mia attenzione in maniera del tutto casuale. Una coppia di amici, alle prese con la decisione sul nome del piccolo nascituro, mi spiega che vorrebbero per lui un nome breve dal momento che hanno scelto, chiaramente di comune accordo, di dare al bambino sia il cognome del padre che quello della madre. Fin qui nulla di strano. Del resto, ho diversi amici spagnoli e sono abituata al fatto che portano sul documento e nella vita il doppio cognome.

Ma c’è una cosa che, in quell’occasione, scopro per la prima volta in vita mia. I miei amici, infatti, mi spiegano che avrebbero preferito dare al figlio in arrivo il solo cognome della madre, ma che in Italia ciò non è consentito. “Dovrei rinunciare a riconoscerlo”, mi dice con amarezza il mio amico che, chiaramente, mi spiega di non aver alcuna intenzione di attuare una scelta così drastica. Da quel momento, ecco che si accende una lampadina nella mia testa e un pensiero si ripete costantemente: perché mai, se è proprio la madre a rivestire il ruolo di maggiore “peso” nel dare alla luce un bambino e, molto spesso, anche nella sua cura e crescita, non può avere la possibilità di scegliere di dare il suo cognome al figlio?

Si tratta di un’ingiustizia, o se vogliamo di un controsenso tutto italiano, che mi è apparso ancora più netto in occasione della partenza per lo spazio della nostra straordinaria Astro Samantha. A molti la domanda più ovvia da rivolgerle alla vigilia della sua missione è stata quella relativa ai suoi figli piccoli: “chi si prenderà cura di loro nei sei mesi in cui la mamma sarà lontana?”. Beh, come ha risposto lei e come è normale che sia, a occuparsi dei bambini sarà colui che ha avuto il privilegio di dargli il suo cognome, ossia il padre.

È proprio negli stessi giorni in cui io mi ponevo domande e mi dedicavo alle mie riflessioni sul ruolo del padre, della madre e sull’obbligo del cognome paterno o, al massimo, del doppio cognome, che l’Italia finalmente ha compiuto quell’importante passo avanti verso il riconoscimento degli stessi diritti per entrambi i genitori. Immancabile il dibattito che ne è scaturito, con l’Italia che si è subito divisa tra contrari e favorevoli e con l’immancabile club di quelli che “ma con tante cose serie a cui pensare…”.

Sì, è vero, ci sono tante cose serie a cui pensare, soprattutto in un periodo in cui pandemia, guerra, crisi economica e caro bollette angosciano le giornate di molti. Ma cosa c’è di più serio di mettere al mondo un figlio? Di avere la possibilità di scegliere per lui il nome e il cognome che meglio lo rappresenteranno in tutta la sua vita. Anche in questo caso, forse è un tema sul quale non mi ero mai soffermata abbastanza. Il nome è un elemento che ci identifica, che ci caratterizza, sin da bambini. Quanti di noi portano con sé soprannomi che derivano proprio dal cognome? E quanti sono conosciuti, soprattutto in ambito lavorativo, proprio con il solo cognome?

Chi sarei se non mi chiamassi più Luccitti? Non lo so e non lo voglio sapere, perché ho sempre pensato che non avrei mai preso il cognome di un ipotetico marito, innanzitutto perché amo il mio cognome e poi proprio per non perdere la mia identità. Ma mai mia nonna o mia madre si sarebbero sognate di fare un simile ragionamento. Per loro, nate con altri cognomi, è stato naturale trascorrere una vita da “signora Luccitti”. Non hanno fatto altro che seguire la consuetudine, giusta o sbagliata che fosse. Ma ormai questo è sempre più raro. Eh già, perché i tempi cambiano, per fortuna (o purtroppo penserà qualcuno), la società si evolve, il patriarcato perde sempre più forza strada facendo e forse adesso sarà meno importante avere un figlio maschio che possa garantire la prosecuzione del cognome. Ora che ci penso bene, forse potrebbe accadere addirittura quello di cui non avevamo più alcuna speranza: che il cognome Luccitti possa continuare a esistere nonostante mio padre abbia avuto solo due figlie femmine. Ma prima dovrei trovare un marito e questa sì che sarebbe una notizia storica.

Il direttore

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