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Draghi: l’Italia donerà vaccini ai Paesi disagiati

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L’annuncio per il dono di vaccini è arrivato pochi giorni fa dal premier Draghi, intervenuto in video al convegno sul secondo Global Covid Summit, spiegando che l’Italia si è comportata bene per quanto riguarda le vaccinazioni (che nel frattempo proseguono sottotraccia ma con esiti praticamente vani) e anzi ha affermato:  «L’Italia ha già contribuito alla risposta multilaterale alla pandemia con 445 milioni di euro e si è già impegnata a donare 69,7 milioni di dosi tramite Covax, anzi oggi posso annunciare che l’Italia donerà ulteriori 31 milioni di dosi sempre attraverso Covax e ci impegniamo inoltre a donare 200 milioni di euro tramite l’Act-Accelerator”, un acceleratore sviluppato sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sempre con l’obiettivo di sviluppare, produrre e distribuire in modo equo i test, i trattamenti e i vaccini per il Covid-19».

Intendiamoci: l’Italia è sempre stata un Paese pronto ad aiutare i più disagiati, ma questa volta non si tratta solo e soltanto di supporto.

A quanto pare, infatti, e nonostante sia ancora in corso la vaccinazione per la quarta dose (raccomandata  a categorie di persone considerate a rischio come gli immunodepressi), nei frigoriferi delle ast, farmacie e Centri vaccinali stazionano circa 23/24 milioni di dosi di vaccino che, oltretutto, sarebbero in scadenza a breve. Anche il cosiddetto vaccino pediatrico (per i bambini tra i 5 e 11 anni) è stato poco utilizzato rispetto alle previsioni, cioè ne è stato usato circa un terzo rispetto a quanto disponibile.

Vaccini che abbiamo pagato e che non possiamo permetterci di buttare: sarebbe davvero uno spreco insostenibile.

Benissimo, quindi, utilizzarli per le persone che non hanno accesso né alle cure né ai vaccini (basti pensare che molto spesso in Africa un bimbo riceve al massimo un vaccino nella sua vita), purché il prodotto non sia scaduto e sia stato conservato con le dovute cure.

Anche Unicef ha scelto di collaborare con Covax per far fronte a emergenze vaccinali per i bambini di tutti i Paesi, compresi quelli in cui ci sono guerre in corso, come Yemen, Siria e Ucraina.

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