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Siccità, desertificazione e carestia potrebbero essere il nostro futuro

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È a attualmente in corso la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione che si tiene In Costa d’Avorio ad Abijan dal 9 maggio scorso e proseguirà fino al 20.

In quest’ occasione, l’ONU ha reso pubblico il report sulla siccità dal titolo Drought in Numbers 2022; superfluo notare come i dati siano oltremodo allarmanti, dal momento che la desertificazione e conseguente siccità potrebbero colpire oltre il 75% della popolazione mondiale e addirittura miliardi di persone potrebbero essere costrette a vivere in aree con carenza d’acqua per almeno un mese all’anno, mentre oltre 200 milioni di persone potrebbero sfollare dalle loro abituali residenze.

Nell’analisi condotta dagli esperti la situazione appare anche più grave, poiché la crisi climatica sta aggravando il suo impatto sull’ecosistema, come del resto avevamo già evidenziato riguardo al nostro fiume più grande, il Po, ridotto a piccoli ristagni di acqua e con lui tutti gli affluenti.

Del resto, la siccità è una vera e propria catastrofe naturale che, sia pur rappresentando solo il 15% di tutti i disastri naturali, ha causato il maggior numero di vite umane, tant’è che dal 2000 al 2022 ha provocato la morte di oltre 10 milioni di persone, come emerge dal rapporto.

Lo stesso rapporto evidenzia come la siccità sia aumentata del 29% dall’anno 2000 e attualmente sul Pianeta di trovino 2,3 miliardi di persone che affrontano l’emergenza acqua.

Ma non basta, perché se il problema aumentasse, accadrebbe che:

  • 700 milioni di persone o più potrebbero essere sfollate per il rischio siccità entro il 2030;
  • un bambino su quattro vivrà in aree toccate da grave siccità entro il 2040;
  • più di tre quarti della popolazione mondiale potrebbe essere colpita dalla siccità entro il 2050;
  • 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare per la sovrappopolazione, l’innalzamento del livello dei mari, il calo di produttività dei terreni e la scarsità d’acqua entro il 2050 (fonte greenme).

«I fatti e le cifre di questa pubblicazione puntano tutti nella stessa direzione: una traiettoria ascendente nella durata delle siccità e nella gravità degli impatti, che non colpisce solo le società umane ma anche i sistemi ecologici da cui dipende la sopravvivenza di tutta la vita, compreso quello della nostra stessa specie» ha affermato Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’UNCCD.

 

 

 

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