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In apparenza siamo il Paese al mondo più sensibile ai temi dell’infanzia e dell’adolescenza, pronti a commuoverci quando vediamo un bambino soffrire e a indignarci quando qualcuno subisce ingiustizie. In realtà, come comunità nazionale, ci occupiamo poco e male di loro. Scarsi servizi, affidi e adozioni difficilissimi, tanta dispersione scolastica, elevata povertà educativa e via discorrendo. In sintesi facciamo tanta fatica a trasformare la presunta sensibilità individuale in pratica collettiva, in coerenti scelte politiche.
Quasi mai, inoltre, siamo capaci di ascoltare le opinioni dei minori e di coinvolgerli in qualsiasi tipo di scelta. In parte fa eccezione l’esperienza della scuola primaria dove, non a caso, sono nate anche le prime esperienze di consigli comunali dei bambini e delle bambine.
Eppure il mondo cambia e le nuove generazioni fanno sentire la propria voce. Basta pensare all’impegno contro il cambiamento climatico. Ovunque sono stati i ragazzi a scendere in piazza e imporre all’agenda della politica internazionale l’emergenza ambientale. Anche la leadership del movimento Friday for Future è popolata da giovanissimi, come ha ricordato il nostro direttore nel suo editoriale del 12 novembre. Greta Thunberg aveva quindici anni quando ha iniziato le sue manifestazioni a Stoccolma.
Per questo sembrano anacronistici i suggerimenti del Garante per l’infanzia e l’adolescenza contenuti nel recente Manifesto sulla partecipazione dei minorenni, reso pubblico in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia 2021. Ma, a ben vedere, si tratta di indicazioni preziose che dovrebbero essere raccolte con la massima attenzione da ciascuno di noi, non solo nella scuola ma nella stessa vita quotidiana, a contatto con bambini e ragazzi.
Ecco quanto raccomanda il Manifesto:
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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