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Pochi giorni dopo l’insediamento dei talebani a Kabul, avevamo scritto questo articolo, esprimendo alla fine i nostri timori.
Purtroppo siamo stati delle Cassandre: non solo con il G20 convocato proprio per l’Afghanistan, nel corso del quale nulla di concreto è stato deciso, ma soprattutto per l’escalation di violenza innescata proprio dai talebani (o Studenti islamici) che agiscono esaltati in nome dell’Islam e della Sharia.
Addirittura, una giocatrice della nazionale di pallavolo dell’Afghanistan è stata uccisa con la decapitazione a Kabul dai talebani perché non voleva abbandonare lo sport. La tremenda vicenda della giovane Majhubin Hakimi viene raccontata dall’Independent Persian e dai media indiani, a partire dal Times of India. A spiegare l’omicidio, uno degli allenatori della ragazza: Majhubin è stata uccisa all’inizio di ottobre e alla famiglia, minacciata, sarebbe stato imposto il silenzio. La giovane pallavolista, che giocava per una società di Kabul e per la nazionale del Paese, non ha potuto fuggire dopo l’avvento dei talebani al potere. Anzi, solo due atlete sarebbero riuscite a partire dall’Afghanistan.
Sono poi iniziati gli attacchi contro gli ospedali che, in generale, vengono effettuati contro donne e bambini. Alle donne, anche se ricoverate, verrebbe imposto il burqa nel letto e persino il personale ospedaliero – afgano o meno – viene minacciato.
È stato effettuato – pochi giorni fa – un attacco da parte di un motociclista kamikaze che si è fatto esplodere vicino all’ingresso dell’ospedale militare Sardar Mohammad Daud Khan di Kabul. Ha causato la morte di almeno 19 persone e oltre 50 feriti, dislocati successivamente in altri ospedali. I numeri non sono certi, ma Emergency ha confermato che nove feriti sono stati trasportati nel suo ospedale dopo le esplosioni, mentre il reparto maternità dell’edificio era gestito da Medici Senza Frontiere.
Sebbene lo Stato Islamico (meglio conosciuto come Isis) abbia in un primo tempo negato ogni coinvolgimento, un paio di giorni dopo ha rivendicato la paternità dell’attentato.
Ma c’è di peggio, se possibile: il Paese è gravemente colpito dalla siccità e affronta una crisi di liquidità con la continua carenza di beni di prima necessità, portando parte della popolazione a non avere di cosa nutrirsi. Anche perché il 2 novembre scorso i talebani hanno annunciato che in Afghanistan non sarà più possibile utilizzare valuta estera.
Ha riportato Al-Jazeera: «L’Emirato islamico ordina a tutti i cittadini, i negozianti, i commercianti, gli uomini d’affari e il pubblico in generale di condurre tutte le transazioni in afghani e di astenersi rigorosamente dall’utilizzare valuta straniera», hanno affermato i talebani in una dichiarazione pubblicata online dal portavoce del gruppo, Zabihullah Mujahid. «Chiunque violi questo ordine dovrà affrontare conseguenze legali». (fonte Sicurezza Internazionale.luiss.it)
Come abbiamo scritto all’inizio, a seguito del G20 straordinario convocato per il 12 ottobre scorso in video conferenza, è stato dato mandato all’Onu affinché agisca sulla crisi umanitaria del Paese, ma per ora non si hanno notizie in questo senso, sebbene in apertura dell’incontro proprio il presidente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite Guterres abbia richiesto aiuti per la popolazione afgana, senza i quali «tutto il mondo pagherà un prezzo alto».
Ci domandiamo: occorrono altri episodi perché si metta in moto qualche aiuto?
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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