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Martedì si è tenuto in videoconferenza il G20 straordinario sull’Afghanistan, incontro per cui si è molto speso il Governo italiano. “Ne è valsa sicuramente la pena” – ha affermato Mario Draghi – “perché è la prima risposta multilaterale alla crisi in Afghanistan”.
In assenza di un documento conclusivo ufficiale proviamo a riassumere gli orientamenti emersi nel vertice.
Il principio generale ribadito dai leader mondiali è che “tutti gli afghani hanno diritto a vivere in pace, dignità e sicurezza. La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Afghanistan dovrebbero essere rispettate”.
Ciò premesso la prima grande scelta consiste nel ruolo affidato alle Nazioni Unite. “L’Onu svolge un ruolo essenziale per affrontare la crisi in Afghanistan. La sua continua presenza nel paese deve essere preservata. Al personale delle Nazioni Unite e a tutti gli operatori umanitari, indipendentemente dal sesso, deve essere garantito un accesso completo, sicuro, incondizionato e senza ostacoli”. Il G20 riserva a sé una sorta di patrocinio e supervisione “per sostenere pienamente le attività delle Nazioni unite e rispondere all’appello delle Nazioni unite sull’assistenza umanitaria”.
La seconda opzione riguarda gli aiuti umanitari. “Il sostegno umanitario è urgente, e in molti casi vitale, per la maggior parte degli afghani, specialmente per i gruppi in condizioni di vulnerabilità, come donne, bambini e persone con disabilità, e lo diventa ancora di più con l’avvicinarsi dell’inverno”. Soprattutto si riconosce che “l’assistenza umanitaria è essenziale per prevenire una catastrofe umanitaria e, di conseguenza, flussi migratori incontrollati dall’Afghanistan verso i Paesi della regione ed oltre”.
La terza indicazione si riferisce alla libertà di movimento. “È essenziale che l’Afghanistan resti aperto” e che sia garantito agli afghani e agli operatori umanitari internazionali piena “libertà di movimento”. Per questo è fondamentale che gli aeroporti siano “pienamente operativi” per l’accesso umanitario e per il commercio.
La quarta decisione attiene alla sicurezza. “L’Afghanistan non deve essere un rifugio sicuro per i terroristi e una minaccia per la sicurezza internazionale”. Per questo è indispensabile che i talebani interrompano ogni legame con i gruppi terroristici e si impegnino a contrastare la loro presenza nel Paese.
La quinta opzione: “i traffici illegali, compresi quelli di esseri umani, stupefacenti e armi, sono un reato grave e una fonte di instabilità e finanziamento per i gruppi terroristici. Devono essere impediti e contrastati sia dalle autorità afghane che dalla comunità internazionale”.
Infine il G20 si impegna a “sostenere le donne e le ragazze afghane sia nei loro bisogni immediati sia per consentire loro di contribuire a una pace duratura e a uno sviluppo inclusivo a beneficio di tutti gli afghani”.
Incalzato dai giornalisti Draghi ha affermato: “Affrontare la crisi umanitaria richiederà contatti con i talebani, ma questo non significa un loro riconoscimento. Bisogna prendere atto che sono stati giudicati per ciò che hanno fatto, non per ciò che hanno detto”.
Intanto, per far fronte alla prime necessità dell’emergenza umanitaria la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen ha annunciato uno stanziamento di un miliardo di dollari e gli Stati Uniti un ulteriore fondo di 300 milioni.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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