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Sfogo di una “punturata”

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“Sei un giornalista? Allora ti taglio la gola”. E’ questa la pesantissima minaccia che il giornalista di Repubblica Francesco Giovannetti si è sentito rivolgere, nei giorni scorsi, da un no-vax partecipante a una manifestazione contro il Green Pass. L’unica colpa del collega, quella di voler raccontare con il proprio microfono l’evento promosso per protestare contro le nuove regole anti-covid in vigore a partire da ieri sui mezzi di trasporto e le aule scolastiche.

Non vi nascondo che l’episodio ha sollevato in me un moto di rabbia indescrivibile legato non solo all’aggressione fisica e verbale ai danni del giornalista, quanto piuttosto perché questo rappresenta solo l’ultimo tassello di una lunga serie di accadimenti che ormai da mesi vedono protagonisti un esercito di intolleranti e ingiustificabili no-vax, no-mask, no-Covid, no-greenpass e chi più né ha più ne metta. Sembra che dire no a qualcosa vada particolarmente di moda e renda più intelligenti o furbi di chi, in maniera consapevole, o quanto meno responsabile, prende altre decisioni affidandosi alla scienza, alla ricerca e alla medicina.

Lungi dall’essere un attacco tindiscriminato contro chi decide di non vaccinarsi, il mio vuole essere invece un atto di accusa esclusivamente nei confronti di chi sceglie la strada della violenza (sia essa fisica o verbale) e dell’intolleranza ingiustificata verso chi non ha lo stesso punto di vista. Che poi, diciamocelo chiaramente, nella maggior parte dei casi – almeno stando alla mia esperienza – si tratta di persone che vedono sempre il complotto dietro l’angolo e che non sanno argomentare la propria scelta se non con motivazioni degne di un B movie di fantascienza.

Per non parlare di coloro che invece sciorinano numeri, grafici e dati senza essere in grado di contestualizzare e analizzare quanto vedono, leggono e condividono. Perché del resto, come accade sempre più di frequente, è molto più difficile capire che postare, più complesso interrogarsi che rispondere, più facile attaccare che ascoltare.

Basta leggere lo sfogo di Maria Rita Marchi, primario di Pneumologia all’ospedale di Cittadella e uno dei primi camici bianchi, a marzo del 2020, ad essersi contagiato in corsia. «1 luglio 2020: si chiude reparto Covid… 28 agosto 2021 si riapre reparto Covid», dichiara, come riporta Repubblica, «in media tre pazienti al giorno sottoposti al trattamento con monoclonali… 95% non vaccinati. Nessun commento o falsa retorica, nessun problema a curare questi pazienti irriducibili, che fra un eccesso di tosse e l’altro presentano un muro di pseudocertezze no vax alimentate da colossali castronerie di ciarlatani che hanno fatto della distorta informazione Covid un momento di rivalsa fondata sulla creta. Peccato però che esistano gli asmatici gravi, quelli con broncopneumopatia cronica o con insufficienza respiratoria cronica ormai diventati figli di un dio minore. Valutati come e quando si può da organici ridotti all’osso e impiegati al 90% nei reparti e ambulatori Covid».

E che dire dei negazionisti pentiti che provano a diffondere il loro verbo dopo aver provato “il brivido” della terapia intensiva? “Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”, cantava Guccini. Ma per scegliere in maniera consapevole bisogna essere in grado di vagliare tutte le possibilità, di analizzare i rischi e i benefici, di non farsi condizionare da chi più alza la voce. Solo allora si può decidere di intraprendere una strada, di sposare un’idea o un principio e di saperlo difendere con la dialettica e non con le urla.

Solo in quel caso sono disposta ad ascoltare e provare a comprendere le ragioni di chi non la pensa come me in tema di Covid e di vaccini. Tutti gli altri continuino pure a definirmi una povera o pericolosa “punturata” (come si divertono a definirci i no vax più estremisti), ma girino alla larga da me. Del resto, il distanziamento sociale è tutt’oggi necessario dal momento che il virus, purtroppo, non si lascia intimidire da chi non crede in lui o da chi minaccia di tagliargli la gola solo perché non sa – o non vuole – comprendere la sua pericolosità.

Il direttore

Vignetta di copertina: Freccia.

Tante specie di tonni in pericolo per il riscaldamento dei mari
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