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Nonostante il vino sia di per sé un prodotto naturale della terra, non significa che debba essere per forza sostenibile. Osserviamo come varia questa sostenibilità, a partire dal prodotto in sé, al packaging e al loro impatto ambientale.
Il vino da spesso un’idea di qualcosa di romantico, di prodotto naturale e rustico, come possono essere, il grano o le patate ad esempio. Ma nonostante questo magico prodotto derivi dalla terra bisogna guardare il modo in cui la pianta viene coltivata.
“Organico” significa che i grappoli crescono senza l’utilizzo di prodotti artificiali, pesticidi o erbicidi, additivi e altri veleni. Per verificare che ciò sia davvero stato eseguito bisognerebbe accertarsi che sia presente il logo della certificazione. Inoltre il vino dovrebbe essere anche “biodinamico” ma il costo è molto alto e spesso il coltivatore non se ne preoccupa.
Infine il vino naturale può essere nido di insetti proprio perché non viene trattato, non vengono aggiunti lieviti e solfiti. Ciò però comporta un prodotto dalla consistenza torbida e un sapore insolito.
Il vino è, dai tempi dell’Impero romano, importato in tutto il mondo. Nei secoli quello che è cambiato è stata solo la modalità di spedizione. Sebbene secondo molte regole il vino deve essere imbottigliato alla fonte, per le grandi quantità non è molto semplice fare ciò. Una nave da carico può spedire più del doppio della quantità del vino se questo non è già imbottigliato, ad esempio. Inoltre ciò evita sprechi sia di prodotto che delle condizioni che necessita.
Errore. Il vino venduto nei cartoni può essere anche meglio del vino imbottigliato nel vetro e il gusto può essere esattamente lo stesso. In Scandinavia e in Germania questo tipo di packaging è più venduto del vino in bottiglia sia perché è più semplice riportare a casa una maggior quantità di prodotto, sia perché è più green. Sappiamo che la carta è meno inquinante del vetro e ciò aiuta l’ecosostenibilità.
Sebbene sia una novità per quanto riguarda il vino, la lattina è un ottimo contenitore perché é facilmente trasportabile, completamente ermetica, protegge il prodotto dalla luce ed è facile da far raffreddare.
Alcuni produttori scelgono i tappi a vite perché sono convenienti e affidabili dato che l’odore di sughero è spesso un problema. Il tappo a vite viene inoltre usato perché sembra che il vino fermenti meglio rispetto a quando si utilizza un tappo di sughero. Certo non è utile per l’ambiente perché non sempre il riciclaggio dei tappi a vite può avvenire, al contrario del sughero.
Insomma, anche un prodotto naturale come il vino può dare problemi di sostenibilità, sta a noi consumatori scegliere la qualità giusta sia per noi che per l’ambiente.
Sono nata mentre la primavera era al culmine della sua esplosione, il 30 maggio del 1994, prima principessa del mio papà. Sin da piccola ho adorato la musica, i libri e la storia. Tutte passioni avute dai geni di mio nonno e di mio padre. Sono sempre stata indipendente, ribelle, artista e sognatrice tanto da percorrere le mie strade con caparbietà e perseveranza. Ho cominciato a scrivere dall’età di 15 anni e ho pubblicato due libri per conto mio qualche anno più tardi. “La cosa più importante” è stato il mio primo romanzo, scritto per mettermi in gioco a un concorso editoriale, “Viaggio attraverso i colori del Sinai”, invece, è un diario dei viaggi che ho fatto in Egitto nel corso degli anni e che hanno influenzato molto la mia crescita spirituale. Viaggiare è ciò che è alla base di tutte le mie passioni, le collega tra loro fino a formare la mia personalità. La scrittura e la lettura, la storia e l’archeologia. Da piccola sognavo di fare l’archeologa e ora studio beni culturali all’università sperando di accontentare un giorno la bimba di 10 anni che vive in me. Il mio sogno è viaggiare il mondo mentre scopro tesori nascosti raccontando tutto questo attraverso la scrittura.
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