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Parlare di empowerment non è cosa facile anche perché abbraccia una vasta letteratura che tocca i più svariati ambiti: politico, medico, psicoterapeutico, psicologico, pedagogico. Ma con la Fase 2 del nostro progetto Respect abbiamo voluto approfondire questo concetto nei gruppi-classe con l’aiuto degli insegnanti e degli stessi referenti scolastici.
Secondo la dottrina, “il concetto di empowerment indica un processo di crescita, sia dell’individuo sia del gruppo, basato sull’incremento della stima di sé, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l’individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale“.
Ed è proprio sulla stima di sé, sull’autodeterminazione e sul riappropriarsi del proprio potenziale che abbiamo basato i nostri lavori. Infatti, un’ottimale formazione scolastica degli studenti contribuisce a fornire loro competenze sociali e relazionali, allenandoli a sviluppare situazioni sociali competenti e rispettose, mettendo in atto comportamenti positivi e sicuri, fornendo un contributo responsabile nel gruppo dei pari, nella famiglia, nella scuola, nella comunità. Sono stati attivati interventi mirati che vanno dall’osservazione all’orientamento nel contesto di gruppo fino a una vera e propria presa in carico dei ragazzi e delle ragazze con difficoltà relazionali, di gestione dell’autostima e a rischio di dispersione e abbandono scolastico; inoltre attività di progettazione e di accompagnamento individuale: interventi laboratoriali centrati sui conflitti, sui processi relazionali e sugli skills individuali, utilizzando la metodologia della peer education, il metodo Feuerstein, il cooperative learning e la peer mediation.
Per cominciare, agli allievi dei tre istituti scolastici delle province di Chieti e Pescara aderenti al progetto, è stato somministrato il Sociogramma, test sociometrico utile ad analizzare le dinamiche relazionali presenti all’interno del gruppo classe. Si è realizzata un’analisi approfondita del gruppo cercando di individuare i ruoli che ogni soggetto assume all’interno del proprio gruppo-classe. Lo scopo del test è stato quello di evidenziare la struttura psicosociale nascosta dei gruppi e di tradurla in termini oggettivi e quantitativi. In particolare, il questionario rivela il gioco di repulsioni e attrazioni spontanee esistenti tra i membri del gruppo, per mezzo di domande che sollecitano questi ultimi ad esprimersi in termini di scelta o rifiuto nei confronti dei compagni del medesimo gruppo. Abbiamo così ottenuto una mappa dettagliata delle relazioni per individuare lo status sociale dei singoli all’interno del gruppo-classe, le interazioni e le relazioni tra i membri del gruppo. La tecnica sociometrica ci ha permesso di far emergere criticità relazionali e di socializzazione e programmare in modo dettagliato e specifico i successivi interventi attraverso l’uso di metodologie educative innovative come il Cooperative Learning e il Metodo Feuerstein.
Gli incontri successivi basati sul metodo del Cooperative Learning hanno permesso agli alunni, supportati dalla presenza delle esperte, di sperimentare l’interdipendenza positiva tra loro, incoraggiandosi e assistendosi reciprocamente, imparando a gestire situazioni conflittuali e a riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie e altrui emozioni. Creando un clima di gruppo realmente inclusivo e supportivo soprattutto per quegli studenti che a volte restavano “ai margini”.
Purtroppo, la pandemia da Covid 19 e la conseguente didattica a distanza ha comportato una riprogrammazione degli interventi che sono stati rimodulati seguendo le indicazioni nazionali del distanziamento e dell’uso dei dispositivi informatici per lavorare da remoto.
Si è così valutato che risultava molto efficace, con i gruppi classe individuati, la metodologia del Focus Group che “nell’ambito della ricerca sociale, alcuni indicano come lo strumento capace di creare un ambiente comunicativo facilitante, in cui le persone coinvolte si sentono emozionalmente libere di confrontarsi all’interno di un ambiente protetto (Bloor, 2002; Furedi, 2003)”. Tale metodologia ha permesso di raggiungere gli obiettivi progettuali, pur essendo “costretti” i ragazzi a incontrarsi in modalità on-line, attraverso uno schermo.
È quello che è successo nei due gruppi classe di ragazze dell’istituto Marconi di Pescara che soprattutto con il tema del focus “Cercare la via d’uscita” hanno risposto positivamente replicando in maniera pertinente e soddisfacente a quelli che erano gli obiettivi della ricerca: aiutare i partecipanti ad acquisire maggiore sicurezza sulla possibilità di risolvere i propri problemi e far comprendere come poche situazioni siano realmente irrisolvibili perché non dipendono da noi. Nella maggior parte dei casi invece è possibile fare qualcosa per modificare gli eventi più difficili e quindi sentirci meglio. Inoltre, l’interazione tra i partecipanti è avvenuta in un clima sereno creando così un effetto di amplificazione delle informazioni: le opinioni raccolte sono state maggiori e diverse dalla somma delle opinioni che si sarebbero ottenute se le ragazze fossero state intervistate singolarmente; il confronto ha favorito infatti la costruzione intersoggettiva di un argomento e anche le contraddizioni interne al gruppo sono state considerate risorse per la negoziazione collettiva del tema.
Successivamente ai Focus Group, la programmazione di base degli interventi prevedeva l’utilizzo della metodologia Feuerstein in presenza ma anche questa attività è stata rimodulata in un laboratorio on line interattivo sull’empowerment femminile, per il miglioramento della propria autostima e il senso di autoefficacia. Sono stati così mantenuti gli obiettivi e le finalità di questa specifica metodologia progettuale, lavorando on line e in modo interattivo e collaborativo.
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