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“Malcolm & Marie” di Sam Levinson

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Se otteneste un importante riconoscimento in ambito lavorativo e doveste ringraziare qualcuno, chi includereste nella lista?

E’ la domanda che viene da porsi guardando il film “Malcolm & Marie”, una pellicola del regista Sam Levinson uscita ai primi di febbraio, distribuita da Netflix e che negli ultimi giorni è arrivata nella top ten dei più visti sulla piattaforma. Si tratta di un film davvero molto particolare che vale la pena di guardare per una serie di ragioni, nonostante i commenti di gran parte della critica non siano del tutto lusinghieri.

Partiamo con il dire che si tratta del primo film ad essere stato realizzato dopo la pandemia e, proprio per questa ragione, dalla storia e l’ambientazione decisamente minimal. L’intera pellicola, infatti, si svolge all’interno di un’abitazione, nell’arco di un’unica serata e con due soli personaggi coinvolti, il regista Malcolm e la sua fidanzata Marie. Altra particolarità del film è che è realizzato completamente in bianco e nero e su pellicola 35 millimetri. Inoltre impossibile non fare un riferimento ai due protagonisti: lui è John David Washington, ex giocatore di football americano e figlio d’arte (suo padre è Denzel Washington), nuovo sex symbol del cinema statunitense consacrato al grande pubblico dal film di Spike Lee “BlacKkKlansman”; lei è la splendida Zendaya, attrice e modella che aveva già lavorato come protagonista per Sam Levinson nella serie tv Euphoria.

“Malcolm & Marie” racconta la storia, o meglio la burrascosa nottata, di una coppia reduce dalla prima proiezione del film del regista Malcolm. Una serata che, dal punto di vista lavorativo, ha rappresentato un grande successo per il protagonista, pronto a festeggiare con la splendida fidanzata Marie una volta rientrato a casa. Ma i programmi dell’uomo vengono stravolti dalla reazione prima contrariata, poi furibonda, a tratti triste a tratti più accomodante, della donna che rimprovera l’uomo di non averla ringraziata durante il suo discorso.

Ne scaturisce un litigio in cui, minuto dopo minuto, le accuse reciproche si fanno sempre più pesanti e il rapporto evidenzia delle gravi incomprensioni e lacune fino a quel momento sconosciute anche agli stessi protagonisti, a causa di evidenti problemi di comunicazione.

Rancori, gelosie, frustrazioni che attraversano tutti gli ambienti della splendida villa del regista e che stremano la coppia per circa un’ora e quaranta di film.

Indipendentemente dai problemi dei due fidanzati, il film a mio avviso spinge a riflettere su quanto la nostra vita, il nostro lavoro, i nostri successi in ogni ambito della vita siano determinati – o quanto meno influenzati – dalle persone che amiamo e che ci amano e sostengono, siano essi mariti, mogli, genitori, figli o amici. Anche in questo caso suggerisco un esercizio: provate a immaginare un discorso e inserite le persone che ringraziereste. Poi prendete il vostro telefono e controllate la lista degli ultimi messaggi o telefonate. Credo che questo confronto vi riserverà qualche sorpresa!

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