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Il DL Immigrazione dal Parlamento alla prova dei fatti

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Il 18 dicembre il Senato ha approvato il nuovo decreto legge Immigrazione con 153 voti a favore, 2 contrari e 4 astenuti. Per portare a casa il risultato ci sono voluti una dura battaglia parlamentare, qualche rissa in Aula e, soprattutto, il voto di fiducia. Ora il provvedimento è convertito in legge. Di seguito gli aspetti di maggior rilievo.

Cancellate le maximulte per le navi delle Ong che violano il divieto d’ingresso, transito o sosta nelle acque territoriali italiane. Eliminata la confisca e distruzione dell’imbarcazione, resta solo una sanzione fra 10mila e 50mila euro. Nessun divieto di navigazione per le attività di soccorso, purché comunicate alle Autorità italiane e dello Stato di bandiera. Il Viminale non ha più competenza nel limitare o vietare ingresso, transito e sosta di navi nel mare territoriale.

Modificate le norme in materia di accoglienza, integrazione e cittadinanza. Il sistema Siproimi viene sostituito dal Sai, sistema di accoglienza e integrazione. Il tempo d’attesa per la cittadinanza nei casi di riconoscimento per matrimonio o naturalizzazione torna da 48 a 24-36 mesi.

L’istituto della protezione speciale prevede un permesso fino a due anni in caso di rischio di persecuzioni o torture. Anche il pericolo di essere perseguitati in patria per l’orientamento sessuale o l’identità di genere non consente l’espulsione. È prevista la conversione per motivi di lavoro dei permessi di soggiorno emessi per ragioni umanitarie. In materia di rifiuto o revoca del permesso viene meno la discrezionalità nella valutazione dei seri motivi, di competenza del Questore.

La nuova legge modifica il testo unico sull’immigrazione del 1998 in materia di flussi di ingresso di stranieri per motivi di lavoro, sopprimendo il limite del tetto alle quote. In caso di mancata pubblicazione del decreto di programmazione annuale, il presidente del Consiglio può provvedere in via transitoria con proprio decreto.

Infine alcuni interventi su carcere e sicurezza urbana. Chi fornisce un telefonino a un detenuto rischia da 1 a 4 anni di reclusione. Inasprito il divieto di accesso a locali pubblici, strutture scolastiche e universitarie, ai denunciati per spaccio di droga. Aumentano le pene per chi è stato coinvolto in risse (cosiddetta norma Willy, in memoria del ragazzo pestato a morte a Colleferro).

Come ha affermato il viceministro dell’Interno Matteo Mauri del PD,“ ora il nostro Paese avrà gli strumenti adatti per gestire il fenomeno migratorio con serietà e razionalità, nel pieno rispetto del diritto internazionale. È finita la stagione della propaganda. Torna il rispetto dei principi e dei valori della nostra Costituzione”.

Tuttavia, se è vero che “abbiamo chiuso e archiviato una stagione di chiacchiere e propaganda” (Zingaretti) è altrettanto vero che ora queste nuove norme sono attese alla prova dei fatti.

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