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Clima: taglio delle emissioni del 55% entro il 2030

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Una buona notizia in tema di ambiente e inquinamento arriva proprio nell’anniversario degli Accordi di Parigi sul clima: 5 anni fa infatti, per la prima volta nella storia, oltre 190 Paesi hanno firmato un accordo sul cambiamento climatico. A distanza di cinque anni i leader dei Paesi dell’Unione europea hanno raggiunto una nuova intesa: tutti gli Stati dovranno ridurre le proprie emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Sarà un decennio impegnativo sul fronte della lotta al cambiamento climatico: l’obiettivo finale è infatti quello di tagliare del tutto le emissioni entro il 2050.

A dare la notizia dell’accordo è stato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel su Twitter: “L’Europa è leader nella lotta al cambiamento climatico. Abbiamo deciso di ridurre le nostre emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030”.

“Nottata intensa di lavoro al Consiglio Europeo coronata dalla chiusura positiva su Green Deal. Neutralità climatica pensando alle nuove generazioni”, così in un tweet anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che aggiunge “si tratta di un importante passo se lo colleghiamo alla presidenza italiana del G20, appena iniziata, e alla responsabilità, insieme al Regno Unito, per il 2021 di gestire l’organizzazione della COP26, il più importante evento al mondo delle Nazioni unite in materia di cambiamenti climatici e ambiente”. Soddisfatta anche Angela Merkel: “L’accordo sulla riduzione delle emissioni inquinanti nette di almeno il 55% entro il 2030 è un grande successo”. Il nostro ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, si dice soddisfatto del risultato, deciso a portare avanti il lavoro di decarbonizzazione, efficientamento energetico e Green Deal.
Un accordo dunque soddisfacente per tutte le parti coinvolte anche se non è stato facile conciliare gli obiettivi dei virtuosi Paesi nordici con le esigenze di quelli dell’est Europa, ancora molto dipendenti dal carbone per la produzione di energia. Uno degli stati che ha opposto più resistenza è stato la Polonia, che ha cercato di legare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al prodotto interno lordo.

Il passo in avanti costituto dall’innalzamento al 55% è un passo importante per il rispetto degli accordi di Parigi, ma non mancano le polemiche da parte di attivisti e ambientalisti a partire da Greta Thunberg, che lo considera invece un accordo poco ambizioso e debole, sicuramente insufficiente per riuscire davvero ad invertire la rotta della crisi climatica che corre sempre più veloce.

Al dibattito si è aggiunta la voce di papa Francesco che in un videomessaggio al summit organizzato dalle Nazioni Unite conferma l’adesione della Santa Sede a questo obiettivo. “È giunto il momento di cambiare rotta. Non rubiamo alle nuove generazioni la speranza in un futuro migliore”.

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