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L’Ong Anti-Slavery International, insieme alla Coalizione europea per la Giustizia d’impresa (ECCJ), ha stilato un report di denuncia delle condizioni di lavoro in alcune industrie di giocattoli in Cina.
Nel report viene affermato: «Turni di 11 ore senza pause né riposi, sei giorni di lavoro alla settimana e assenza anche delle minime misure di sicurezza e protezione. I salari non riescono a coprire nemmeno i costi base della vita quotidiana, a meno che i lavoratori non facciano continui straordinari. Non solo, ai dipendenti viene negata la possibilità di effettuare reclami e di aderire a un sindacato indipendente. Chi si lamenta rischia di essere costretto alle dimissioni, senza che gli venga pagato l’ultimo stipendio». (fonte Osservatorio dei diritti)
Ad essere particolarmente sotto la lente di ingrandimento sono due grosse imprese europee, cioè la danese LEGO Group e la tedesca Simba Dickie Group, leader globali nel settore dei giocattoli. La prima è il colosso mondiale per la produzione dei famosi mattoncini colorati, e si fornisce dalla compagnia cinese Dongguan Wing Fai Foam Products Co. Ltd, mentre la seconda è un gigante dell’industria manifatturiera di giocattoli in Germania il cui fornitore cinese è Wah Tung (He Yuan) Toy Manufacturing Co. Ltd. Entrambe le fabbriche si trovano nella provincia cinese del Guangdong, facendola diventare un agglomerato industriale che l’ha resa la principale provincia cinese manifatturiera.
Un investigatore sotto copertura nella fabbrica Wah Tung ha riferito ai redattori del report: «Il capo della linea di produzione ha detto che dovevamo rispettare la quota indipendentemente da quanto tempo avremmo dovuto lavorare o da quanti straordinari avremmo dovuto fare. I lavoratori dovrebbero lavorare ogni secondo. Se la quota è stata raggiunta ma il turno non è ancora terminato, i lavoratori devono comunque continuare a svolgere il loro compito».
Ma c’è ben altro, secondo il report: in Cina, i lavoratori a tempo determinato “godono” di una minore copertura assicurativa sociale, viene impiegato un numero molto alto di lavoratori migranti, il cui salario è talmente basso da costringerli a vivere direttamente nei dormitori delle fabbriche, che sono stati descritti come sovraffollati, privi di servizi igienici e non sicuri. A documentare tutto questo sono state scattate fotografie che mostrano lavoratori esausti che si addormentano nei corridoi e durante la pausa pranzo, quando e se viene concessa.
Tutto questo non è certo una novità, visto che nel corso degli anni sono state rilevate grandi violazioni dei diritti dei lavoratori in diverse fabbriche cinesi legate a grandi marchi mondiali di giocattoli, tanto è vero che nel 2018 Actionaid con altre organizzazioni aveva pubblicato al proposito un report dal titolo A Nightmare for Workers, denunciando la situazione.
Intanto Lego Group, in seguito al report di Anti-Slavery International per la fabbrica di Dongguan, ha dichiarato di aver svolto un’indagine sulla fabbrica e di aver predisposto un’ispezione annuale per verificare le possibili criticità, mentre Simba Dickie non ha replicato in alcun modo alle accuse mosse per la fabbrica di Wah Tung.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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