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Yemen: aumenta l’estrema criticità del Paese

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L’ennesimo allarme per lo Yemen, e soprattutto per i bambini yemeniti, arriva questa volta direttamente da UNHCR che spiega come, dopo ben cinque anni di guerra civile, il Paese sia ormai allo stremo e oltre l’80% della popolazione abbia perso tutto. Non solo, in Yemen si sta consumando una delle peggiori crisi umanitarie del nostro pianeta poiché la vita di milioni di donne, uomini e bambini è a rischio, oltre che per la guerra vera e propria, anche per fame, colera, mancanza di acqua e ora naturalmente per il contagio da Covid 19.

Purtroppo sono circa 30 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria, sanitaria e protezione, tanto è vero, infatti, che Unhcr chiede supporto attraverso donazioni fattibili online. Del resto, la maggior parte degli sfollati interni vive in condizioni di sovraffollamento e di mancanza di qualsiasi igiene: lavarsi regolarmente le mani e mantenere il distanziamento sociale è impossibile.

UNHCR continua a distribuire beni salvavita in una corsa contro il tempo per salvare le persone dalla fame e dalla mancanza di acqua. Forniscono i beni necessari per contrastare il Covid19 e il colera. In tutto lo Yemen, meno del 50% delle già fragilissime strutture sanitarie è rimasto solo in parte operativo.

Anche l’organizzazione Human Rights Watch (HRW) ha diffuso una nota, spiegando che il gruppo armato Houthi (sciita) sta limitando in modo drastico le forniture di aiuti urgenti e indispensabili per la popolazione civile, requisendole o bloccandole.

In effetti, abbiamo scritto più volte dei problemi in Yemen, per esempio in questo articolo, in cui a denunciare la situazione era stata l’Ong Save the Children, e ancora in quest’altro, in cui erano stati Medici Senza Frontiere a preoccuparsi.

In effetti la guerra civile è cominciata nel 2015 tra fazioni sunnite e sciite che si contendevano la legittimità del governo ma che, in realtà rappresentano ancora oggi due diversi blocchi di nazioni straniere e dei loro interessi: da un lato lo schieramento con Arabia Saudita, monarchie del Golfo e U.S.A., dall’altro lato l’Iran.

Ovviamente, purtroppo, a pagare il costo più alto di questa guerra è la gente del popolo, con vittime a migliaia e milioni tra sfollati e profughi.

Ha denunciato Human Rights Watch che il settore sanitario decimato e la diffusione incontrollata del Covid19 rende catastrofico il contesto nel quale il sistema umanitario sta operando, facendo per di più i conti con il fatto che le donazioni hanno subito tagli più che severi.

Ma una delle contraddizioni più assurde è data dal fatto che, mentre da un lato Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Francia hanno finanziato e proseguono a dare aiuti per lo Yemen, dall’altro gli stessi Paesi hanno venduto, e continuano a farlo, armi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, aggravando la situazione.

Pur essendo palesi le violazioni al Diritto Internazionale – che vieta alle parti in conflitto di negare per motivi arbitrari il consenso per le operazioni di soccorso – ha riferito Gerry Simpson, direttore associato di crisi e conflitti di HRW: «Milioni di yemeniti dipendono dalle autorità che lasciano fluire liberamente gli aiuti per l’assistenza sanitaria e altre necessità. I donatori dovrebbero impegnarsi al più alto livello possibile con gli Houthi e altre autorità e fare pressione per porre fine ai blocchi degli aiuti e alle deviazioni. ma continuare a sostenere i gruppi umanitari che raggiungono le persone bisognose, nonostante le enormi sfide».

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