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Ormai, in tempi di COVID 19, andare al cinema rappresenta un’esperienza in sé, a prescindere dal film in visione. Così è stato qualche giorno fa, quando in una multisala di un centro commerciale, ho visto Lacci, il nuovo film di Daniele Luchetti, presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2020. Poca gente in negozi e ristoranti, addirittura solo sei spettatori in una sala da oltre 200 posti, un contesto intrinsecamente contraddittorio.
La narrazione accompagna una coppia con due figli lungo l’arco di trent’anni, dall’incontro giovanile degli anni 80 alla maturità. Nella prima fase Aldo e Wanda hanno i volti di Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher, nella seconda di Laura Morante e Silvio Orlando quando appaiono, ormai adulti, anche i figli Anna e Sandro, interpretati da Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini.
La coppia vive con fatica il proprio ménage fatto di regole e scadenze, spesso legate alla gestione dei figli, quando Aldo si innamora di una giovane collega, Lidia. Il tradimento lacera un equilibrio già precario fino a provocare la separazione. Aldo si barcamena tra il nuovo amore e gli “obblighi” verso i figli, rimanendo sempre sospeso tra presente e passato, finché la relazione non corrisponde più alle aspettative della nuova compagna. Solo allora torna da Wanda per una amara vita coniugale. Sullo sfondo il rapporto dei genitori con Anna e Sandro: solido e nevrotico quello della madre, intermittente e superficiale quello del padre.
Vent’anni dopo ritroviamo i nostri protagonisti, ormai benestanti, annoiati, rancorosi, ma ancora disperatamente insieme, mentre organizzano una breve vacanza al mare. Al loro ritorno un evento del tutto inatteso svelerà come gli sforzi per rimanere insieme abbiano prodotto, non solo per loro, frutti velenosi.
Notevole la prova attoriale. Alba Rohrwacher, come poche attrici saprebbero fare, fin dal primo fotogramma riesce a rendere l’inquietudine, la frustrazione, la precarietà di Wanda. Luigi Lo Cascio dà corpo all’evanescenza un po’ narcisista di Aldo, alla sua assoluta incapacità di essere padre, al suo continuo oscillare tra la moglie e l’amante, mai davvero presente né con l’una né con l’altra. Laura Morante interpreta magistralmente la Wanda matura, una donna percorsa da un sordo rancore e una rabbia controllata. Silvio Orlando completa il personaggio di Aldo svelando quella capacità tipicamente maschile di adattarsi a tutto, evitando di prendere posizione, lasciando che le cose accadano.
Il film prende spunto dall’omonimo libro di Domenico Starnone dal quale è stata tratta la sceneggiatura scritta dallo stesso Starnone assieme al regista e a Francesco Piccolo. Afferma Luchetti: «Quando ho letto per la prima volta Lacci ho trovato domande che mi riguardavano e personaggi nei quali era difficile non identificarsi. Attraverso una storia familiare che dura trent’anni, due generazioni, legami che somigliano più al filo spinato che a lacci amorosi, si esce con una domanda: hai permesso alla tua vita di farsi governare dall’amore? Lacci è un film sulle forze segrete che ci legano. Non è solo l’amore a unire le persone, ma anche ciò che resta quando l’amore non c’è più. Si può stare insieme per rancore, nella vergogna, nel disonore, nel folle tentativo di tener fede alla parola data. Lacci racconta i danni che l’amore causa quando ci fa improvvisamente cambiare strada e quelli – peggiori – di quando smette di accompagnarci».
In definitiva Lacci offre un’analisi impietosa, drammatica e ironica a un tempo, in grado di svelare pigrizie e ansie, rancori e vendette, legami e risentimenti che attraversano sottotraccia molte relazioni di coppia, quando l’amore finisce, ma anche quando l’amore ha basi troppo fragili. Certamente un film da non perdere.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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