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A Moria sull’isola di Lesbo un incendio distrugge il campo profughi

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Del campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo in Grecia, abbiamo già scritto diverse volte, come pure di un incendio a marzo, segnalato da MSF, i cui volontari avevano insistito sul fatto che il campo contenesse molte più persone di quelle per cui era stato programmato.

È ora la volta di Amnesty International di portare all’attenzione il nuovo e devastante incendio scoppiato nello stesso luogo alcuni giorni fa e che ha provocato una vera e propria emergenza umanitaria.

 Era noto da tempo che i campi profughi insediati sulle isole greche erano sovraffollati oltre ogni possibilità: in base ai dati aggiornati al 22 marzo 2020, la popolazione dei rifugiati nei campi di Lesbo, Chio, Samo, Kos e Leros risultava di circa 37.000 persone, mentre in totale la capacità delle strutture indicate sarebbe di 6.095 posti.

In una nota ufficiale, Adriana Tidona di Amnesty International ha affermato: «Quasi 13.000 persone hanno perso i precari rifugi e servizi igienico-sanitari che avevano. Le persone che vivevano nel campo di Moria già avevano sofferto abbastanza nel lasciare i loro affetti, le loro case e i loro beni fuggendo verso l’Europa. Ora l’incendio ha distrutto tutto: documenti fondamentali, beni personali e medicinali» aggiungendo poi costernata: «Le politiche sconsiderate seguite dall’Europa in tema d’immigrazione hanno prodotto condizioni di sovraffollamento e squallore in un campo che ospitava un numero di persone quattro volte maggiore di quello per cui era stato costruito. Le autorità greche, l’Unione europea e i suoi stati membri devono agire immediatamente per garantire l’incolumità delle persone colpite. Raddoppiare gli sforzi per ricollocare e trasferire persone verso luoghi d’accoglienza più sicuri ora è più urgente che mai. Col Patto sull’immigrazione dell’Unione europea in fase di chiusura, ora è il momento giusto per porre fine a politiche basate sul trattenimento delle persone nei campi».

Sull’isola nel campo di Moria erano presenti anche i volontari di MSF, il cui capo progetto Marco Sandrone ha a sua volta affermato in un tweet: «Abbiamo visto il fuoco divampare su Moria. Tutto il campo era inghiottito dalle fiamme, c’era un esodo di persone in fuga senza alcuna direzione. Bambini spaventati e genitori sotto shock. Ora stiamo lavorando per dare loro assistenza».

Ma non è tutto qui: all’inizio del mese di settembre, il governo greco aveva imposto una quarantena rigorosa e di massa proprio ne campo di Moria, cosa aspramente criticata proprio da MSF, come è possibile leggere qui, chiedendo soluzioni abitative alternative per i profughi.

Aurelie Ponthieu, responsabile affari umanitari di MSF, ha a sua volta pubblicato un tweet conciso ma fermo: «L’Unione Europea ha declinato la propria responsabilità e non ha fatto quasi nulla per risolvere la situazione nel campo di Moria. Anni di sofferenza e violenze causati dalle politiche migratorie europee e greche sono la causa di questo incendio. Possiamo solo sperare che lo stesso disumano sistema di contenimento non rinascerà dalle ceneri di Moria. Chiediamo alle autorità greche di adottare immediatamente un piano di risposta all’emergenza e di evacuare tutte queste persone in un luogo sicuro sulla terraferma o in altri paesi europei”.

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