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Da circa 15 giorni una nuova imbarcazione naviga nel Mediterraneo per operazioni SAR. A rivelarlo è stato The Guardian con un’esclusiva: a finanziare questo speciale yacht a motore è il celebre artista Banksy, street artist britannico, il cui volto è sconosciuto.
La nave, battente bandiera tedesca, è dipinta in bianco e rosa acceso con opere d’arte di Banksy stesso, raffiguranti una ragazza in un giubbotto di salvataggio che tiene un salvagente a forma di cuore ed è stara chiamata Louise Michel, in onore di un’anarchica femminista francese. È salpata in segreto il 18 agosto dal porto spagnolo di Burriana, vicino a Valencia, e nel Mediterraneo Centrale ha già salvato nei giorni scorsi 89 persone in difficoltà, tra cui 14 donne e 4 bambini e si è messa alla ricerca di un porto sicuro dove sbarcare o per trasferire i naufraghi su una nave della guardia costiera europea. Lo yacht a motore era precedentemente di proprietà delle autorità doganali francesi, è piccolo ma in compenso notevolmente più veloce di altre navi di soccorso delle ONG tradizionali.
Sorge spontanea una domanda: ma che cosa c’entra Banksy in tutto questo? Molto semplicemente il coinvolgimento dell’artista risale allo scorso anno, quando ha inviato una mail a Pia Klemp, ex capitano di diverse imbarcazioni SAR che hanno salvato la vita a migliaia di naufraghi negli ultimi anni. Nella mail Banksy spiegava di aver realizzato molti lavori sulla crisi dei migranti e che sentiva immorale trattenere i soldi che questi lavori gli avevano fruttato. Per questo motivo chiedeva a Klemp di usarli per l’acquisto di una nuova barca e di impegnarsi per la sua gestione.
Oltretutto la stessa Capitana ha dichiarato al Guardian che, a suo parere, l’artista l’abbia scelta perché lei non vede il salvataggio in mare come un’azione umanitaria, ma come una parte della lotta antifascista e che «Banksy non pretenderà di sapere meglio di noi come gestire una nave e non fingeremo di essere artisti». Ha poi aggiunto che, con la sua velocità massima di 27 nodi, la Louise Michel sarebbe in grado di «superare – si spera- la cosiddetta guardia costiera libica prima di salire sulle barche con rifugiati e migranti e riportarli nei campi di detenzione in Libia».
Ma c’è di più, dal momento che i dieci membri dell’equipaggio, pur avendo esperienze diverse tra loro, s’identificano tutti come attivisti antirazzisti e antifascisti e sostengono un cambiamento politico radicale; inoltre, trattandosi di un progetto femminista, solo i membri dell’equipaggio di sesso femminile possono parlare in nome di Louise Michel. Infatti, il progetto è stato definito “anarchico nel cuore” vale a dire che è inteso a riunire una serie di lotte per la giustizia sociale, i diritti delle donne e delle persone LGBT, l’uguaglianza razziale, l’ambientalismo, i diritti dei migranti, dei bambini e persino degli animali.
In realtà la Louise Michel è l’ultimo intervento di membri della società civile che cercano di prevenire le morti nel Mediterraneo. Altri soccorritori di ONG si sono impegnati in attività di soccorso quest’anno, ma sono stati ostacolati da quelle che considerano eccessive e politicamente motivate ispezioni condotte dalle autorità italiane. I blocchi e le restrizioni del Covid-19 hanno influenzato anche le attività di salvataggio in mare, con gli equipaggi delle ONG impossibilitati a tornare nel Mediterraneo centrale nelle ultime settimane.
Hanno dichiarato le Nazioni Unite che sinora, nel 2020, è noto che oltre 500 tra richiedenti asilo e migranti sono morti nel Mare Mediterraneo, ma si teme che il numero reale sia molto più alto: purtroppo solo mercoledì 19 agosto sono morte 45 persone – tra cui 5 bambini – in un naufragio al largo della Libia, quando il motore della barca su cui si trovavano è improvvisamente esploso.
Il desiderio dell’equipaggio di Louise Michel è dare una scossa all’Europa, per risvegliare le coscienze ed evitare che si chiudano gli occhi davanti a tragedie che si ripetono troppo spesso.
Notizie delle ultime ore:sabato sera 29 agosto, la Guardia Costiera italiana ha trasbordato con una motovedetta 49 migranti facenti parte di un ulteriore gruppo di130 persone a bordo della Louise Michel che aveva lanciato ripetute richieste di aiuto, rilanciate anche dalle navi Sea Warch e Mare Ionio mentre correvano in aiuto. Le persone portate a terra sono state quelle ritenute più vulnerabili, cioè 32 donne, 13 bambini e 4 uomini. Insieme a loro purtroppo anche il corpo di un migrante deceduto durante la traversata.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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