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Bolsonaro: esercito per proteggere la foresta amazzonica

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È di pochi giorni fa – precisamente del 5 maggio – la decisione di Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, di far intervenire le forze armate contro la distruzione della foresta amazzonica. L’esercito avrà quindi maggiori poteri rispetto alle agenzie brasiliane che si occupano di protezione dell’ambiente. L’incarico ai militari durerà dall’ 11 maggio al 10 giugno, ma potrà essere rinnovato mensilmente.

Nel frattempo nel Paese sudamericano avanza a grandi falcate la pandemia di CoVid-19 che ha già mietuto 11.000 vittime ma riscuote l’indifferenza di Bolsonaro che continua a minimizzare.

Le agenzie ambientali brasiliane sono precisamente l’Ibama (Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali) e l’Icmbio (Istituto Chico Mendes per la conservazione della biodiversità) e si occupano della tutela del territorio e di verificare il rispetto delle leggi.

Va da sé che la decisione assunta dal presidente è stata aspramente criticata dagli attivisti che chiedono che ad occuparsi della foresta siano le agenzie sopra citate, tanto è vero che Suel Araujo, a capo dell’Ibama sin dallo scorso anno, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters: «L’esercito può aiutare in alcune situazioni, ma il loro operato dovrebbe sempre seguire l’esperienza delle agenzie. Sono le agenzie ambientali che conoscono l’area, sanno come condurre le operazioni e lavorare strategicamente».

Da tempo, per esempio, l’Ibama e il presidente non si trovano d’accordo sulla gestione dei macchinari per il disboscamento che vengono rinvenuti nella foresta stessa: Ibama ha sempre provveduto alla distruzione di ogni attrezzo trovato, mentre Bolsonaro continua a sostenere che sia meglio non distruggere alcunché. Tant’è che, essendo l’Ibama un’agenzia governativa, i suoi dirigenti sono stati spesso licenziati e sostituiti dall’esecutivo o dal presidente stesso.

Viene naturale, quando si parla di foresta amazzonica, considerarla come il polmone verde del nostro pianeta, dove vivono indigeni e popoli incontaminati  e, purtroppo, riflettere e piangere sulle devastazioni che la regione ha dovuto subire nel corso dei decenni.

Allo stesso tempo tornano alla mente gli incendi dello scorso anno:  la foresta bruciava e il fuoco devastava qualunque cosa al suo passaggio, davanti agli occhi impotenti del mondo intero. Per mesi interi l’Amazzonia ha bruciato senza che il presidente Bolsonaro muovesse un dito, nonostante le pressioni internazionali. In realtà solo dopo cospicue somme di denaro elargite da altri Paesi, finalmente è stato dato incarico all’esercito per mettere fine agli incendi (ne avevamo parlato in questo articolo). L’esercito, sempre l’esercito.

Non è un caso, infatti, che preoccupi il crescente numero di figure militari presenti nel governo di Bolsonaro (lui stesso ufficiale paracadutista) che ha aumentato gradualmente il numero di ufficiali nel suo entourage.

Purtroppo lo scorso anno la deforestazione ha raggiunto i livelli più alti dal 2008 e già nel corso dei primi mesi del 2020 è aumentata rispetto allo stesso periodo del 2019. La foresta amazzonica è un bene di tutti, del Pianeta e dei suoi abitanti, va tutelata ad ogni costo.

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