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Le notizie recenti suggeriscono che i fenomeni razzisti a cui abbiamo assistito negli ultimi anni (senza peraltro fare assolutamente nulla di concreto) si stiano allargando anche all’antisemitismo. Era prevedibile e infatti era stato ampiamente previsto. Scorrendo le notizie si resta di sasso:
Non c’è giorno in cui uno sportivo, un passante, un passeggero di autobus, un bambino non venga insultato, minacciato, aggredito per il colore della pelle o perché rom. In questa sorta di reboot nazifascista della prima metà del XX secolo, non poteva mancare certo l’antisemitismo. Eppure viene subito agli occhi l’apparente incoerenza con cui Salvini si fa fotografare davanti ad una bandiera israeliana mentre i suoi sostenitori gridano “sei ebreo e non italiano” a Gad Lerner a Pontida. Come spiegare questa strana alleanza della nuova destra europea, a volte antisemita e razzista, con i governanti israeliani?
Guardando con attenzione, non c’è una vera contraddizione tra la persecuzione dell’ebreo in casa e l’alleanza con i vertici israeliani, profondamente reazionari e che tra l’altro perseguono una politica violenta verso i loro diversi. Quello che si vuole instaurare è il principio che in Italia esista una religione, una tradizione, una razza e che i diversi – dagli ebrei agli omosessuali, dai rom ai neri – siano stranieri, ospiti graditi o sgraditi a seconda del momento o delle circostanze, ma che vengano comunque “dopo” i padroni di casa: maschi, bianchi, etero e cristiani. In quest’ottica, il sovranista può guardare con favore gli ebrei che “a casa loro” massacrano e opprimono i palestinesi e allo stesso tempo sognare di massacrare e opprimere gli ebrei “a casa sua”.
Sono nato sul pianeta Terra verso la metà degli anni sessanta. La prima grande notizia che ricordo è lo sbarco sulla Luna e ancora oggi mi ispira l’immagine fantasiosa che l’accompagnava: un nero in tuta d’astronauta che suona la tromba mentre il mio pianeta sorge all’orizzonte. L’amore per la narrativa fantastica, la scienza, la musica, i diritti umani e anche per i giochi di prospettiva magari non viene solo da lì, tuttavia mi piace pensare che quel fotogramma, nato dalla confusione di un bambino e ancora poeticamente impresso nella mente a 50 anni di distanza, ha giocato un ruolo importante. Mi occupo di ascoltare, raccontare e ragionare insieme alle persone e amo farlo in modo piacevole, allegro, conviviale. Sono informatico e autore di narrativa di genere, lavoro in ambito editoriale, nell’organizzazione di eventi, nella comunicazione, nella formazione e molto altro. Ficco il naso in mille argomenti, studiando con grande gioia tutto quello che incontro davanti a me e cercando di mantenere una visione generale, di non perdere il senso delle cose.
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