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Chi brucia le librerie della Capitale?

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Un tempo si bruciavano i libri, ora si bruciano direttamente le librerie. “La Pecora Elettrica”, la libreria-caffetteria distrutta da un incendio doloso il 25 aprile e in procinto di riaprire dopo mesi di lavori, finanziati anche grazie alla raccolta fondi in rete, è stata di nuovo data alle fiamme.

Locali come “La Pecora Elettrica” sono i nuovi, moderni, sostenibili centri di aggregazione culturale. Funzionano da coworking, organizzano eventi, portano nelle periferie e nei quartieri vecchi  e moribondi della Capitale una ventata di aria fresca. Mantenendo un equilibrio molto difficile tra mercato, arte e cultura, sono in grado di autosostenersi e di finanziare da soli una importante rinascita culturale “dal basso” che rende protagonisti i cittadini. Sono il punto di contatto tra artisti e pubblico, tra lettori e autori, tra chi si dedica all’arte e chi, semplicemente godendosela, le dà un senso e una prospettiva.

È difficile capire chi sia a devastare questi luoghi, se una delle tante mafie che infestano Roma, uno dei gruppi neofascisti che vedono nella cultura aperta un pericolo all’egemonia che cercano di conquistare nelle periferie, se la piccola criminalità organizzata che si contende il controllo delle strade. Certo, dopo un attentato incendiario come quello del 25 aprile scorso, questo nuovo attacco alla “Pecora Elettrica” segna in primo luogo la sconfitta delle Forze dell’Ordine, che non hanno saputo prevenirlo e che non hanno ancora individuato i responsabili del primo, a distanza di tanti mesi.

Ma in generale, l’amministrazione e la politica hanno manifestato in questi anni un forte disinteresse e spesso una certa ostilità verso ogni piccola novità economica e culturale (librerie comprese) che coinvolgesse le città e che non fosse possibile riportare sotto il controllo dei partiti. Si va dall’insofferenza verso le attività di gruppi come quello dei giovani del “Cinema America”, allo sfratto alle associazioni di volontariato sociale, passando per lo smantellamento delle reti di tutela delle minoranze e dell’educazione alle differenze.

Il fossato creatosi in tanti anni tra istituzioni e cittadini si fa sempre più ampio e sempre più profondo ed è su sfide come queste che i nuovi governi saranno giudicati.

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