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Della Grecia e dei suoi campi di rifugiati in alcune isole abbiamo scritto più volte, come per esempio in questo articolo. E proprio nel campo di Moria a Lesbo domenica scorsa 29 settembre è scoppiato un incendio, in una situazione insostenibile da mesi dal momento che il campo è sovraffollato a dismisura.
I primi a prestare soccorso sono stati Medici Senza Frontiere che lavorano in una clinica pediatrica fuori dal campo, aperta a tutti vista l’emergenza; purtroppo una donna afghana e un bambino sono morti nell’incidente e ci sono stati molti i feriti.
Infatti non si è fatta attendere l’accusa di MSF che scrive a chiare lettere: «Questa terribile tragedia è il risultato diretto di politiche brutali che intrappolano 13.000 persone in un campo fatto per 3.000. Il numero di persone cresce di giorno in giorno, mentre i trasferimenti sulla parte continentale della Grecia sono limitati e inadeguati». Aggiungendo poi: «Nel campo ci sono ad oggi quasi 1.000 minori non accompagnati che vivono in questa estenuante attesa di conoscere il proprio destino. È chiaro come la responsabilità di questa situazione sia di natura politica. Chiediamo l’evacuazione immediata per i più vulnerabili affinché siano trasferiti in strutture adeguate dove possano accedere alle cure mediche di cui hanno bisogno».
Ma non basta, perché fa loro eco Massimo Moratti di Amnesty International: «L’accordo tra Unione europea e Turchia ha solo peggiorato le cose, negando dignità a migliaia di persone intrappolate sulle isole dell’Egeo e violando i loro diritti». Ha poi aggiunto costernato: «Il campo di Moria è sovraffollato e insicuro. Le autorità greche devono immediatamente evacuarlo, assistere, anche fornendo le cure mediche necessarie, le persone che hanno subito le conseguenze dell’incendio e accelerare il trasferimento dei richiedenti asilo e dei rifugiati in strutture adeguate in terraferma. Gli altri Stati membri dell’Unione europea devono collaborare accettando urgentemente i programmi di ricollocazione che potrebbero ridurre la pressione sulla Grecia».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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