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L’associazione Onlus Avvocato di strada, nata a Bologna nel 2000 a difesa degli ultimi, sta registrando un vero e proprio boom di richieste. È un esercito dallo spirito solidaristico che abbraccia da Nord a Sud la Penisola, meritandosi il Premio all’impegno civile del Parlamento europeo. Lo studio legale più grande d’Italia, ma anche quello che fattura meno.
Il network di questi angeli con la toga conta 54 sedi sparse su tutto il territorio, e più di mille tra avvocati e praticanti per raggiungere gli esclusi, i poveri tra i poveri e gli immigrati, e fornire tutela giuridica gratuita, qualificata ed organizzata, anche in collaborazione con associazioni di volontariato. Tutto gratis perché più di una stretta di mano i loro assistiti non possono dare.
L’idea venne ad Antonio Mumolo, avvocato di 56 anni, quando ancora era studente universitario, durante le notti passate ad assistere i clochard con l’associazione Piazza Grande a Bologna. In questi 19 anni Avvocato di strada ha convinto, o meglio, ha fatto causa a centinaia di Comuni per consentire, ad esempio, la registrazione all’anagrafe di chi dorme per strada.
L’associazione è diventata presto un punto di riferimento per molti. Ogni giorno, più di cento persone in stato di indigenza si rivolgono agli sportelli per chiedere aiuto, e sono 3945 le cause prese in carico soltanto lo scorso anno da questi legali che lavorano pro bono in tutti i campi del diritto, dal civile al penale all’amministrativo; negli ultimi mesi sono le pratiche per l’accesso al reddito di cittadinanza che hanno richiesto il maggiore impegno. Ma non è tutto: tra gli assistiti la prevalenza è stata di persone originarie di Paesi extra UE, cioè 1.932 (pari al 52 per cento del totale), mentre gli italiani sono stati 1.111 (il 30 per cento del totale).
Si rivolgono ai legali, infatti, persone che non hanno una residenza o un documento di identità valido, perché magari hanno perso tutto e sono caduti nell’oblio oltre il confine della vita civile. Disoccupati, senza più l’appartamento, la macchina e nemmeno se stessi. Per fortuna sono anche tantissimi i volontari che si danno da fare e che prestano un contributo indispensabile grazie al primo progetto nazionale del Servizio Civile di Avvocato di strada “Al servizio dei più deboli” avviato nel 2015: per dodici mesi i giovani tra i 18 e i 29 anni che vengono selezionati affiancano il lavoro degli avvocati volontari per difendere la solidarietà, l’attenzione ai diritti di tutti, soprattutto delle persone più fragili. Perché avere un supporto legale pro bono può essere utile non solo a tante persone senza dimora, ma anche a chi rischia di diventarlo.
In termini di valore per compensi non riscossi l’associazione avrebbe guadagnato circa 2,6 milioni di euro, importo che, nei fatti, i volontari lo scorso anno hanno donato alla collettività mettendosi a disposizione degli ultimi.
Sul sito dell’associazione si legge che il luogo comune secondo il quale le persone che vivono in strada sono pericolose e dedite alla delinquenza non ha riscontri nella realtà. I dati, al contrario, dimostrano che chi vive in strada non è tanto autore, quanto vittima di un sistema. E l’avvocato di strada ne è ufficialmente il difensore.
Sono nata in Italia, a Busto Arsizio in provincia di Varese il 17 aprile del 1965. Non è impresa semplice riassumere la mia vita in poche righe.
Sono curiosa, socievole, amante del mondo, e sempre alla ricerca di novità; adoro muovermi, viaggiare, conoscere e esplorare nuove culture.
Sin da piccolina, oltre all'italiano, ho imparato diverse lingue tra cui il brasiliano, lo spagnolo e l'inglese. Cresciuta in città cosmopolite dell'America Latina, a contatto con ambienti culturali multietnici, mi sono poi stabilita in Italia a 23 anni dopo la Laurea in Psicologia. Scrivere e comunicare attraverso la parola fanno parte delle mie attitudini. Ho lavorato in diversi settori: televisione, radio, e pubbliche relazioni. E queste esperienze hanno dato vita alla mia vera passione: raccontare storie, brevi o sconfinate, ma anche episodi, cronache, avventure. Nel 1995 sono diventata giornalista professionista. Emigrata culturalmente in quasi tutti i paesi del mondo, grazie al mestiere di 'reporter' continuerò a viaggiare e percorrere nuove strade per descrivere mille e altre realtà che rappresentano l'identità culturale del nostro mondo.
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