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Riaprono le scuole: insegnanti, ora tocca a voi!

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La prima campanella dell’anno è suonata questa mattina per moltissimi studenti italiani. Tanti altri avranno ancora una settimana di riposo prima di tornare in classe. Un momento importantissimo per i bambini più piccoli delle elementari, per i ragazzini delle scuole medie o per gli adolescenti degli istituti superiori, che in molti vivono con tristezza, per l’estate finita, altri con angoscia, per i compiti in classe e le interrogazioni, e altri con grande entusiasmo. Come capitava a me, per esempio, che ho sempre amato andare a scuola pur non essendo una secchiona.

Ci sono poi gli insegnanti, in verità già tornati a lavoro dai primi di settembre, per i quali da oggi però l’attività si intensificherà grazie alla presenza degli studenti. E in queste ore il mio pensiero va proprio a loro. Sono fresche di cronaca due notizie che mi hanno lasciato davvero perplessa. La prima è quella del sacerdote insegnante che ha assunto droga con i suoi studenti in gita ed è stato soccorso proprio da loro. La seconda si riferisce a una preside che, dopo aver raccolto la confessione di una ragazza circa le violenze subite dal compagno della nonna, avrebbe “dimenticato” di sporgere denuncia.

Un episodio, quest’ultimo, che riporta tristemente alla memoria quello ancor più drammatico di Giuseppe, il bimbo di 7 anni ucciso dalle botte del patrigno, che ha portato alla sospensione della dirigente e di due maestre dell’istituto scolastico  che, pur sapendo delle violenze sul piccolo e sulla sorellina, non si sarebbero attivate per fermare la barbarie.

Certo, si tratta di casi isolati, ci mancherebbe. E non è assolutamente mia intenzione, con questi esempi, sminuire o mettere in ombra il lavoro straordinario fatto da migliaia di insegnanti, in tutta Italia, ogni giorno con passione e dedizione. Quello che invece mi sta a cuore, da donna, da zia, da potenziale madre, è provare a lanciare (nel mio piccolo) un invito a chi ha l’onore e l’onere di vestire i panni di educatore per i nostri bambini e ragazzi.

Non fossilizzatevi sui programmi, non abbiate l’ossessione del tempo, non dimenticate mai di ascoltare i vostri studenti e soprattutto di parlare con loro. Il vostro ruolo – anche se è un compito delicatissimo – non deve essere soltanto quello di impartire nozioni in maniera sterile, ma di consentire loro di sviluppare un pensiero critico, di aprire le loro menti, di proteggerli dalle fake news e dall’odio che si moltiplica ogni giorno sui social network, di metterli nelle condizioni di parlare dei loro disagi, dei loro problemi ma anche dei loro sogni.

Guardateli negli occhi, cercate di andare oltre il rendimento scolastico, sostituitevi ai loro genitori nelle ore in cui sono seduti davanti a voi. Sono in una fase delicata della loro vita e un domani, se avrete fatto un buon lavoro, si capirà non da una data rimasta nella loro memoria, ma da quanto avrete contribuito alla loro crescita personale. Solo in questo modo potrete fare la differenza.

In bocca al lupo!

Il direttore

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