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Molte persone hanno già cominciato a “innamorarsi” delle ragazze della Nazionale Italiana femminile di calcio, alle prese con la partita d’esordio al Campionato mondiale in Francia.
Non è una questione di sessismo, non perché sono donne gli appassionati – oltre 3,5 milioni di italiani – hanno iniziato a guardare la prima partita di questo torneo femminile a cui il nostro Paese non partecipava da venti anni. Infatti tante persone si sono messe davanti alla televisione perché amano questo gioco e finalmente la Rai ha capito che anche il calcio femminile è calcio vero e anzi ha la capacità di incantare per il gioco.
È parsa subito evidente la mancanza di un gioco strutturato a centrocampo, le atlete lo hanno bypassato con passaggi diretti tra difesa e attacco, il che ha implicato molti spazi liberi ma da coprire con corse ancora più veloci per raggiungere la palla. Deliziosa, puntuale e appassionata la telecronaca di Tiziana Alla su Rai 1, giornalista molto preparata e precisa, senza errori di sorta nemmeno nel linguaggio tecnico.
Soprattutto quello che più è risaltato agli occhi degli appassionati è stato l’impegno profuso dalle giocatrici di entrambe le squadre, l’Australia e l’Italia. Gli scontri ci sono stati e a volte anche pesanti, tutto sommato corretti ma duri, l’agonismo era forte ma la voglia di fare bene era ancora più elevata.
Non è certamente un caso che tutte le ragazze posseggano tecniche calcistiche certamente invidiabili, forza di tiro e precisione, determinazione e volontà.
L’Italia “rosa” che gioca in azzurro è capitanata da Sara Gama ed è agli ordini della c.t. Milena Bertolini, una donna che ha saputo trasmettere entusiasmo e grandi capacità tecniche alle “sue” ragazze per le quali ha dimostrato grande orgoglio.
Orgoglio che diventa di tutti gli italiani per la capacità di aver sconfitto un’Australia che è quinta nel ranking mondiale, con una scatenatissima Barbara Bonansea che ha ribaltato il risultato che vedeva le azzurre soccombere per 1 a 0, mettendo a segno addirittura due gol, il secondo al 95° minuto, in pieno recupero, che ha permesso di prevalere sulle rivali australiane.
Insomma, il calcio è anche donna oppure viceversa: in un mondo dove troppi diritti delle donne continuano a venire calpestati, forse anche questa è una rivincita.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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