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È una ricerca svizzera dal titolo “ Inequality promotes deforestation in Latin America” a sostenere la stretta correlazione tra la deforestazione e gli elevati livelli di disuguaglianza in molte aree dell’America Latina. Pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, la ricerca è stata condotta da Michele Graziano Ceddia del Centro per lo sviluppo e l’ambiente dell’Università di Berna.
Purtroppo in Amazzonia l’abbattimento di alberi prosegue a ritmi insensati e, dopo aver avuto una breve flessione, la deforestazione è tornata a crescere. Del polmone verde più vasto sul nostro pianeta, abbiamo perso, solo lo scorso anno, oltre 4.800 chilometri quadrati consentendo quindi l’accelerazione di ulteriori cambiamenti climatici.
In realtà l’agricoltura commerciale in America Latina è una delle cause principali delle deforestazione amazzonica e ha provocato, secondo la Fao, il 70% dei disboscamenti tra il 2000 e il 2010.
Lo studio ha preso in esame i dati relativi a un ventennio – dal 1990 al 2010 – in dieci Paesi sudamericani (Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, Guyana, Messico, Perù, Suriname e Venezuela) mentre le forme di disuguaglianza prese in considerazione sono state reddito, terra e ricchezza.
Ha spiegato Ceddia: «Sappiamo che le diverse forme di disuguaglianza possono avere un impatto significativo sulla formulazione delle leggi ambientali. Più lavoro deve essere fatto per eliminare le diseguaglianze. È sorprendente quanto poco ci concentriamo su questa malattia sociale».
Dichiara lo studio che un incremento della produttività agricola in un primo tempo aumenterebbe ancora di più la deforestazione ma, in un’ipotetica situazione di uguaglianza sociale, nel lungo termine l’agricoltura porterebbe invece una migliore protezione delle foreste, sfruttando il terreno già a disposizione con tecniche migliori. Infatti viene dimostrato che sono le disparità sociali che impediscono una cooperazione e che una grande vastità di terra concentrata in mano a pochi facoltosi latifondisti causa un’ancora maggiore espansione territoriale dell’attività agricola a scapito degli alberi.
Ha quindi concluso il ricercatore svizzero: «Se vogliamo garantire che l’aumento della produttività agricola serva a proteggere le foreste tropicali, il messaggio ai responsabili politici è chiaro: è necessaria una più equa distribuzione del reddito, della ricchezza e della proprietà della terra».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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