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Il Tu Bishvàt, ovvero il capodanno degli alberi, viene festeggiato dagli ebrei per ringraziare la fecondità della terra. Il 21 gennaio questa festività viene celebrata, secondo la tradizione, mangiando i frutti delle sette specie con le quali è stata benedetta la terra di Israele: il grano, l’orzo, l’uva, i fichi, il melograno, le olive e i datteri. In questo giorno, infatti, è d’obbligo riflettere sul’’importanza della natura e dei suoi cicli sempre adeguati, poiché ci consente di vivere.
Nell’antichità il Tu Bishvàt era una sorta di ringraziamento per la fecondità della terra e un’occasione per augurarsi un buon raccolto per l’anno successivo, un po’ come il Giorno del Ringraziamento per gli statunitensi, ma dietro a questa festa ci sono diversi simboli da individuare.
La Tu Bishvàt può infatti essere collegata all’attaccamento alla terra, al rispetto dei cicli della natura e alla gioia nel godere dei suoi frutti.
Un altro significato intrinseco è quello della giustizia, ovvero il modo di ridistribuire i frutti anche fra i più poveri, perché tutti meritano di godere dei beni prodotti dalla terra.
Inoltre, nel corso di questa celebrazione c’è un’altra bellissima tradizione e cioè quella di piantare alberi nuovi. Diventa questo un gesto simbolico che viene associato al desiderio del popolo ebraico di rendere nuovamente fertile e verde la loro terra natia come lo era tanto tempo fa. E va anche detto che la terra di Israele è tornata ad essere fertile e rigogliosa.
È anche un giorno di consapevolezza ecologica, perché molte antiche tradizioni agricole sono legate all’età degli alberi.
Questa festività può essere, dunque, un modo anche per tutti noi di riflettere sull’importanza della natura e sul nostro obbligo di rispettarla, non solo il 21 gennaio ma ogni giorno della nostra vita, ricordando che troppo spesso, con i nostri comportamenti inadeguati e insensati la distruggiamo.
Sono nata mentre la primavera era al culmine della sua esplosione, il 30 maggio del 1994, prima principessa del mio papà. Sin da piccola ho adorato la musica, i libri e la storia. Tutte passioni avute dai geni di mio nonno e di mio padre. Sono sempre stata indipendente, ribelle, artista e sognatrice tanto da percorrere le mie strade con caparbietà e perseveranza. Ho cominciato a scrivere dall’età di 15 anni e ho pubblicato due libri per conto mio qualche anno più tardi. “La cosa più importante” è stato il mio primo romanzo, scritto per mettermi in gioco a un concorso editoriale, “Viaggio attraverso i colori del Sinai”, invece, è un diario dei viaggi che ho fatto in Egitto nel corso degli anni e che hanno influenzato molto la mia crescita spirituale. Viaggiare è ciò che è alla base di tutte le mie passioni, le collega tra loro fino a formare la mia personalità. La scrittura e la lettura, la storia e l’archeologia. Da piccola sognavo di fare l’archeologa e ora studio beni culturali all’università sperando di accontentare un giorno la bimba di 10 anni che vive in me. Il mio sogno è viaggiare il mondo mentre scopro tesori nascosti raccontando tutto questo attraverso la scrittura.
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