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Negli ultimi decenni l’attenzione per i diritti e il benessere dei bambini e degli adolescenti è fortemente aumentata. In questo, la scuola occupa un posto privilegiato ed è uno snodo fondamentale soprattutto quando si parla di interazione tra culture diverse. Proprio l’arrivo di bambini stranieri ha messo in evidenza l’importanza di interventi di accoglienza e di precise disposizioni sul piano normativo e legislativo. Il diritto allo studio dei bambini rom è stato sancito con l’istituzione prima di classi speciali e poi con l’ingresso in classi comuni come “bambini con disabilità” con l’insegnante di sostegno. Questo inizio ha trasmesso un’immagine di bambini con disturbi specifici di apprendimento e non con reali difficoltà date da una diversità linguistica e culturale. Tale rappresentazione fuorviante, insieme all’irregolarità e all’abbandono scolastico, ha contribuito a diffondere convinzioni e perplessità.
Nello specifico sono mancati interventi istituzionali mirati a sostenere le scuole e gli insegnanti nel rapporto con bambini e famiglie provenienti da una cultura differente caratterizzata anche da modalità educative specifiche. Gli interventi adottati non sono mai stati omogenei tra una scuola e l’altra soprattutto in merito all’irregolarità della frequenza o all’abbandono scolastico. Da forme estremistiche di denunce alla procura a forme di silenzio e disinteresse totale, con disorientamento di tutti. Questa disomogeneità ha purtroppo prodotto un aggravarsi delle situazioni di marginalità che a loro volta hanno portato un ulteriore impoverimento dell’identità culturale romanì. Senza opportunità di interazione culturale, infatti, ogni giorno si perdono pezzi di storia e cultura con il rischio di aderire a un’identificazione extraculturale che proviene dai margini della società civile. Solo attraverso un progetto culturale di vita che si realizza nella riscoperta e valorizzazione di sé e che parte dall’infanzia, è possibile l’elaborazione di una nuova romanipè per spingersi verso il futuro senza negare la tradizione.
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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