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3. Bambini e bambine rom

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Negli ultimi decenni l’attenzione per i diritti e il benessere dei bambini e degli adolescenti è fortemente aumentata. In questo, la scuola occupa un posto privilegiato ed è uno snodo fondamentale soprattutto quando si parla di interazione tra culture diverse. Proprio l’arrivo di bambini stranieri ha messo in evidenza l’importanza di interventi di accoglienza e di precise disposizioni sul piano normativo e legislativo. Il diritto allo studio dei bambini rom è stato sancito con l’istituzione prima di classi speciali e poi con l’ingresso in classi comuni come “bambini con disabilità” con l’insegnante di sostegno. Questo inizio ha trasmesso un’immagine di bambini con disturbi specifici di apprendimento e non con reali difficoltà date da una diversità linguistica e culturale. Tale rappresentazione fuorviante, insieme all’irregolarità e all’abbandono scolastico, ha contribuito a diffondere convinzioni e perplessità.

Nello specifico sono mancati interventi istituzionali mirati a sostenere le scuole e gli insegnanti nel rapporto con bambini e famiglie provenienti da una cultura differente caratterizzata anche da modalità educative specifiche. Gli interventi adottati non sono mai stati omogenei tra una scuola e l’altra soprattutto in merito all’irregolarità della frequenza o all’abbandono scolastico. Da forme estremistiche di denunce alla procura a forme di silenzio e disinteresse totale, con disorientamento di tutti. Questa disomogeneità ha purtroppo prodotto un aggravarsi delle situazioni di marginalità che a loro volta hanno portato un ulteriore impoverimento dell’identità culturale romanì. Senza opportunità di interazione culturale, infatti, ogni giorno si perdono pezzi di storia e cultura con il rischio di aderire a un’identificazione extraculturale che proviene dai margini della società civile. Solo attraverso un progetto culturale di vita che si realizza nella riscoperta e valorizzazione di sé e che parte dall’infanzia, è possibile l’elaborazione di una nuova romanipè per spingersi verso il futuro senza negare la tradizione.

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