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A partire da oggi, e attraverso un appuntamento quotidiano di sei puntate, vi proponiamo degli interessanti contributi che sono il frutto del lavoro della Fondazione Romanì Italia. È Il progetto Romanipè 2.0, che ha lo scopo di suscitare riflessioni sulla costruzione di un nuovo approccio culturale, politico e metodologico intorno alla popolazione romanì.
Nell’immaginario collettivo, le comunità romanès sono considerate in due modi totalmente opposti: da un lato una minaccia sociale, ladri, sporchi, troppi, extracomunitari, rapitori di bambini, persone che in senso dispregiativo sono chiamati zingari; dall’altro, oggetto di una visione poetica che li vede come ultimi degli uomini liberi in una società sempre più piena di costrizioni. Pregiudizi e stereotipi, conseguenze di credenze popolari, che troppo spesso si riflettono nei mezzi di comunicazione di massa che – evidenziando per natura accadimenti negativi e problematiche – contribuiscono al perdurare della discriminazione verso i rom e alla diffusione di odio e intolleranza. È necessario contrastare i pregiudizi diffondendo e promuovendo la conoscenza, a partire dal linguaggio. I termini zingari e nomadi hanno un valore dispregiativo: non vanno usati, soprattutto dai media e della politica, perché miniano il confronto e la conoscenza della realtà.
Le origini delle comunità romanès si trovano in India. Da lì partirono, arrivarono, si fermarono per un certo tempo, partirono di nuovo: dall’India alla Persia, dalla Persia all’Armenia, dall’Armenia attraverso l’Asia Minore fino in Grecia, dalla Grecia nei paesi Balcanici, dai Balcani in tutti gli altri Paesi europei, dall’Europa al mondo. Dell’avventuroso viaggio non hanno lasciato documenti scritti. Solo la lingua, contaminandosi nel lungo percorso, racconta della storia travagliata delle comunità romanès. In Italia sono presenti da oltre 600 anni, ma ancora oggi rappresentano un popolo da scoprire. Non c’è al mondo altro popolo attorno al quale opinioni e giudizi si dividono: mitizzati e invidiati da una parte, disprezzati e perseguitati dall’altra. Per tanta divergenza di opinione c’è una spiegazione: un popolo misterioso, senza patria, senza terra, senza brama di terra e quindi senza guerre, usa la stessa parola per designare ieri e domani, perché per i rom conta solo il presente.
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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