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Save the children ha presentato il IX Atlante dell’infanzia a rischio (in questo articolo avevamo parlato dell’VIII edizione), pubblicato per il terzo anno consecutivo da Treccani.
L’Atlante quest’anno è concentrato sui bambini delle periferie ed è stato curato da Giulio Cederna con le foto di Riccardo Venturi.
Il rapporto rileva che sono 1,2 milioni i bambini che vivono in povertà assoluta nel nostro Paese e non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a incidere sul loro futuro ma l’ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunità di crescita e di futuro.
Sono infatti sufficienti pochi chilometri di distanza tra una zona e l’altra a differenziare lo status di bambini e adolescenti, un luogo piuttosto che un altro può significare la possibilità di riscatto sociale o al contrario l’impossibilità di emergere dalla povertà; ciò accade soprattutto nelle grandi città ed è infatti nelle zone periferiche che solitamente si dilata la disuguaglianza: proprio lì, spiega Save the Children, bisogna intervenire con politiche coraggiose e risorse adeguate.
In effetti, all’interno di una stessa città, l’acquisizione di competenze scolastiche rivela un forte divario da zona a zona e le persone da 15 a 52 anni senza diploma di scuola secondaria sono:
Per quanto riguarda i laureati invece (considerando la stessa fascia d’età) ecco le diverse realtà:
Un discorso analogo vale anche per i neet, cioè i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in programmi di formazione: nelle zone centrali delle città hanno un numero decisamente inferiore rispetto a quello riscontrato nelle periferie delle stesse.
L’attenzione dell’Atlante è posta anche sulla definizione di periferia: con questo termine infatti si possono definire non solo luoghi distanti dal centro della città ma soprattutto zone classificate in base ai diversi deficit urbanistici, funzionali o sociali dei territori. Riporta l’Atlante, ad esempio, che sono “periferie funzionali” i quartieri dormitorio, “svuotati” di giorno per effetto dei grandi flussi pendolari verso i luoghi di lavoro, privi di opportunità e poveri di relazioni sociali.
Ha affermato Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia: «È assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli. Rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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