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Save the children: ecco il suo IX Atlante dell’infanzia a rischio

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Save the children ha presentato il IX Atlante dell’infanzia a rischio (in questo articolo avevamo parlato dell’VIII edizione), pubblicato per il terzo anno consecutivo da Treccani.

L’Atlante quest’anno è concentrato sui bambini delle periferie ed è stato curato da Giulio Cederna con le foto di Riccardo Venturi.

Il rapporto rileva che sono 1,2 milioni i bambini che vivono in povertà assoluta nel nostro Paese e non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a incidere sul loro futuro ma l’ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunità di crescita e di futuro.

Sono infatti sufficienti pochi chilometri di distanza tra una zona e l’altra a differenziare lo status di bambini e adolescenti, un luogo piuttosto che un altro può significare la possibilità di riscatto sociale o al contrario l’impossibilità di emergere dalla povertà; ciò accade soprattutto nelle grandi città ed è infatti nelle zone periferiche che solitamente si dilata la disuguaglianza: proprio lì, spiega Save the Children, bisogna intervenire con politiche coraggiose e risorse adeguate.

In effetti, all’interno di una stessa città, l’acquisizione di competenze scolastiche rivela un forte divario da zona a zona e le persone da 15 a 52 anni senza diploma di scuola secondaria sono:

  • a Napoli, il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia;
  • a Palermo, il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di pietà.

Per quanto riguarda i laureati invece (considerando la stessa fascia d’età) ecco le diverse realtà:

  • a Roma più del 42% vivono nei quartieri benestanti al nord della città, mentre nelle periferie prossime al Grande Raccordo Anulare sono meno del 10%;
  • a Milano nelle zone centrali Pagano-Magenta sono il 51,2%, mentre quelli della periferica Quarto Oggiaro sono il 7,6%.

Un discorso analogo vale anche per i neet, cioè i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in programmi di formazione: nelle zone centrali delle città hanno un numero decisamente inferiore rispetto a quello riscontrato nelle periferie delle stesse.

L’attenzione dell’Atlante è posta anche sulla definizione di periferia: con questo termine infatti si possono definire non solo luoghi distanti dal centro della città ma soprattutto zone classificate in base ai diversi deficit urbanistici, funzionali o sociali dei territori. Riporta l’Atlante, ad esempio, che sono “periferie funzionali” i quartieri dormitorio, “svuotati” di giorno per effetto dei grandi flussi pendolari verso i luoghi di lavoro, privi di opportunità e poveri di relazioni sociali.

Ha affermato Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia: «È assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli. Rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi».

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