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“Romanipé 2.0 – I diritti umani: apprendimenti, processi, opportunità”: questo il titolo del seminario che si è tenuto questa settimana nell’Auditorium “Gianni Ianni” del Comando della polizia locale di Bari. Un momento di riflessione organizzato nell’ambito del progetto “Romanipé 2.0“, iniziativa finanziata dall’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – promossa da Fondazione Romanì Italia, Social Hub e Talentraining, con la collaborazione dell’Università degli studi di Teramo e la testata giornalistica Felicità Pubblica.
L’evento, che si è avvalso del Patrocinio del Comune di Bari ed è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Eugema Onlus, ha rappresentato l’occasione per illustrare il progetto “Romanipé 2.0” con relativo corso di formazione in “Esperto di sviluppo delle comunità” attualmente in fase di svolgimento a Pescara, ma soprattutto per affrontare la tematica dei diritti umani con particolare attenzione nei confronti delle comunità romanes.
Diversi i relatori che si sono alternati, moderati da Valerio Cavallucci di Social Hub, davanti a un pubblico attento e partecipe composto anche da diversi esponenti delle forze dell’ordine che spesso vivono in prima linea il problema della difficoltà di integrazione delle comunità rom.
L’avvio dei lavori è stato dato dalla presidente dell’Associazione Eugema Onlus, Corsina Depalo, che si è soffermata inizialmente sul valore della persona, esaminando il discorso della “diversità” e relative etichettature dei rom, per poi canalizzare l’attenzione della platea sulla sua esperienza con i bambini del campo rom del rione Japigia nell’ambito della psicomotricità funzionale. Depalo ha sottolineato l’importanza di “strappare” gli adolescenti dalla realtà circoscritta del “campo” per offrire loro l’opportunità di interagire con il mondo esterno e creare momenti di inclusione non solo ambientale ma anche e soprattutto relazionale e sociale.
A seguire, il presidente del Tribunale per i minorenni di Bari, Riccardo Greco che ha evidenziato come «la società rom sia una società di cui ci ricordiamo solo quando va affrontato un problema», ma allo stesso tempo ha ricordato la difficoltà di integrazione delle comunità a causa di una loro «identità indiscutibile e irremovibile» che le porta a condizioni di marginalizzazione. «Non basta l’apertura del campo solo per i bambini», ha evidenziato, «ma il campo stesso va valorizzato in quanto la comunità romanes non deve temere la comunità maggioritaria, ma deve avere il coraggio di affrontarla rinforzando la propria identità».
La parola è passata, poi, al presidente della Fondazione Romanì Italia, Nazzareno Guarnieri che, da componente della comunità romanes, ha sottolineato l’importanza di parlare finalmente di una cultura rom, con annesso riconoscimento linguistico. Guarnieri ha poi continuato illustrando i nuovi modelli di sviluppo degli interventi realizzati e da compiere per le comunità romanes.
A seguire, spazio alla docente di Pedagogia sociale e interculturale all’Università di Bari, Silvana Calaprice, che si è soffermata sul discorso inclusivo della comunità romanes, sulla necessità di gestire efficacemente le differenze culturali nella società imponendo un forte investimento sull’educazione interculturale, ma soprattutto affermando che: «per influenzare le problematiche sociali e culturali abbiamo bisogno di influenzare gli ambienti sociali e culturali».
A chiudere la scaletta degli interventi, seguita da un interessante dibattito con il pubblico, è stata l’assessore all’Urbanistica del Comune di Bari, Carla Tedesco, che ha illustrato il percorso di rigenerazione urbana del territorio barese accompagnato da un approccio integrato che ha visto la realizzazione di azioni trasversali verso specifici obiettivi: tra questi, la restituzione alla città degli spazi urbani per favorire l’inclusione di differenti tipologie di popolazione, come bambini, anziani e rom.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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