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La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza. Gregory Bateson
Questa citazione dovrebbe essere un monito per tutti noi, perché ancora troppo spesso c’è chi non riesce a relazionarsi, guardare, accettare le persone di un’etnia diversa dalla propria. Questo è un problema che affligge non solo le grandi città, ma anche le zone più piccole e quei luoghi ancora pieni di stereotipi, dove la convivenza è spesso conflittuale.
Per questo motivo è nato il progetto ri/prendiamo le città//il tour di potlach, un’iniziativa promossa dal collettivo immaginiesplorazioni e che ancora per due settimane sarà sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso.
I giovani coinvolti nel progetto, nel 2016, hanno risposto a una call pubblica e iniziato un percorso di formazione che ha indagato e riflettuto sul tema delle identità culturali e sulle dinamiche interculturali, combinando tecniche di videomaking e ricerca visuale, esplorazioni urbane e laboratori performativi, e incontrando artisti, antropologi, sociologi, educatori e abitanti della città. Il progetto è stato promosso dall’associazione Dynamoscopio e Codici Ricerche e Intervento , con il sostegno di Fondazione Cariplo, e ha portato infine alla realizzazione del documentario«Potlach Milano. Uno sguardo sulla città interculturale».
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cos’è un potlach? Questo termine si riferisce a una vasta gamma di attività cerimoniali che si svolgevano in occasioni e con modalità diverse tra gli Indiani della Costa di Nord-Ovest del Pacifico. I potlach avevano la funzione, nella struttura sociale tradizionale, di consentire una vasta circolazione di beni e ricchezze, nonché ri-attualizzare e trasmettere il patrimonio culturale.
Da qui il nome del progetto che nasce proprio per documentare e dar voce alle tante persone di diverse etnie che vivono nel nostro Paese e che ogni giorno fanno di tutto per farsi accettare e per integrarsi nelle città in cui vivono.
I componenti del collettivo, circa 30 ragazzi, hanno impugnato tre telecamere e hanno raccontato cinque storie di stranieri residenti a Milano, quelle di Rebecca, Michael, Nazmul, Essia e Mike, creando un documentario a regia collettiva, appunto Potlach di Milano, per dare una panoramica sulla città interculturale.
Il progetto milanese, realizzato in due anni, oggi vuole assumere dei contorni molto più ampi, raggiungendo altre zone d’Italia e per questo il collettivo chiede aiuto al popolo del web attraverso il crowdfunding. Da veri intrepidi, infatti, questi giovani creativi e videomaker hanno deciso di avventurarsi, guardando oltre, e continuando ad ingrandire il dibattito anche in altre città e comunità.
Il tutto con l’obiettivo di far conoscere la nostra Italia interculturale attraverso il metodo Potlach che crea scambio e reciprocità.
I fondi che verranno raccolti serviranno per sostenere; le spese di viaggio dei membri che parteciperanno al tour nelle città, partendo da Milano fino a Trieste, Genova e Napoli e oltre, in base ai fondi che avranno a disposizione; le spese logistiche e organizzative per la proiezione del documentario; le spese organizzative per la realizzazione dei laboratori (affitto spazi, noleggio attrezzature, materiali di consumo, costi di realizzazione degli output del progetto/poster).
Sono nata a Chieti il 21 agosto 1982. Mia mamma mi ha raccontato che quel giorno i tetti vennero scoperchiati letteralmente dalle case e le strade furono allagate dall’alluvione; quel giorno anche il tempo aveva capito chi stava vendendo al mondo. Sono sempre stata una ragazza fuori dalle righe, le mode non sono mai state un problema, perché quello che mi passava per la testa indossavo o facevo. Ho frequentato l’IPSCT F.P. Michetti di Pescara, perché amo il turismo in tutte le sue sfaccettature. Sono una persona curiosa così, il 3° anno di superiori, decisi di iscrivermi a un corso di fotografia con Photoshop, vincendo il primo premio per aver presentato la miglior foto rappresentativa contro l’inquinamento a Pescara. Nel 2001 mi sono diplomata come tecnico e operatore del turismo, prendendo anche una qualifica in marketing e qualità dell’impresa. Appena diplomata sono partita per la Francia in camper con degli amici, perché ero curiosa di vedere le città e le persone, le loro abitudini, da Nizza a Cannes e devo dire che è stata la cosa più emozionante che abbia mai fatto. Tornata, ho iniziato a lavorare come commessa d’abbigliamento, poi ho fatto la cassiera, la barista, ma nei miei pensieri c’è sempre stata la voglia di scrivere. Oggi finalmente ho anche la possibilità di farlo. Amo il giornalismo non solo per la notizia ma anche per le curiosità e tutto quello che lo circonda, così come amo la musica, i viaggi ma soprattutto la creatività e imparare sempre di più.
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