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“Qui nessuno è straniero”: così Acquaformosa promuove l’accoglienza

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Rispetto a un’Italia e a un’Europa sempre più diffidenti e meno aperte nei confronti degli immigrati, per fortuna esistono – e in effetti non sono poche – realtà accoglienti, solidali, consapevoli. È il caso di un piccolo paese in provincia di Cosenza, Acquaformosa, abbarbicato sulle pendici del Pollino dove chi vi si reca troverà ben sei cartelli di benvenuto per tutti, recanti la scritta significativa “Qui nessuno è straniero”. Sotto la frase sono raffigurate quattro donne, di etnie diverse, che si tengono per mano.

Non è questa la prima volta che Acquaformosa balza alle cronache nazionali per essersi distinta attraverso iniziative dal carattere innovativo e solidale. Neanche troppo tempo fa accadde infatti che il Comune del piccolo borgo volle salvare, ospitandoli, circa 100 profughi e ripopolando al tempo stesso un paese che stava andando incontro all’inevitabile spopolamento causato soprattutto dall’invecchiamento della popolazione.

Un’idea che, coniugando due nobili scopi, permise di mantenere la scuola aperta, incentivò l’affitto degli immobili, diede una grossa spinta all’economia del luogo. D’altro canto, Acquaformosa ha una storia che affonda le proprie radici nell’intercultura: qui gli albanesi d’Italia arrivarono nel lontano 1.400 e da allora le tradizioni e la storia sono rimaste intatte. Non a caso insegne, cartelli, vie, recano la scritta in doppia lingua.

Come ha spiegato il vicesindaco di Acquaformosa e promotore dell’iniziativa, Giovanni Mannoccio «i disegni dei cartelloni sono il frutto di un concorso tra le scuole di cinque paesi della zona, tutti di tradizione arbereshe, un progetto finanziato dal nostro comune e da Unar».

E conclude: «Lo slogan “Qui nessuno è straniero” vuole rivendicare il nostro ruolo nell’accoglienza dei migranti, vuole rappresentare un simbolo di resistenza rispetto alle nuove politiche del Governo. In questa estate, chiunque si sentirà a disagio per le politiche di respingimento, potrà venire da noi e trovare accoglienza e partecipazione».

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