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#Usalazuccheriera, la campagna per non sprecare lo zucchero

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La FipeFederazione Italiana Pubblici Esercizi – ha lanciato una nuova campagna per evitare lo spreco delle bustine di zucchero.

In effetti, solitamente si apre la bustina, se ne versa il contenuto nel caffè o nel cappuccino e la si appoggia sul piattino. Anzi, molto spesso non la si utilizza nemmeno tutta e, nella maggior parte dei casi, verrà gettata così come si trova nella spazzatura indifferenziata.

Ecco quindi che è nata #Usalazuccheriera, al fine di utilizzare la zuccheriera al posto delle bustine.

L’Ufficio Studi della Federazione ha infatti rilevato che l’uso dello zucchero in bustina genera qualcosa come 14 milioni di chilogrammi di rifiuti aggiuntivi, con un esborso di ben 64 milioni di euro di maggiori costi a carico di consumatori e pubblici esercizi.

In effetti sono stati comparati i consumi di zucchero in bustina con quelli da zuccheriera dotata di beccuccio dosatore e il confronto non lascia dubbi: 46,3 milioni di chilogrammi del primo contro i 32,4 milioni del secondo, pari ad un costo delle bustine di 92,6 milioni di euro delle bustine contro i 29,2 milioni delle zuccheriere.

È stato inoltre determinato lo spreco di prodotto che per le bustine di zucchero è del 42,9% a cui va aggiunto ovviamente lo spreco di carta per le mono confezioni, con una maggiorazione di costi del 63,5%.

A supporto di queste rilevazioni, sono stati accertati molti casi in cui l’utilizzo della bustina monodose porta a un consumo di zucchero maggiore del necessario.

Ha dichiarato Maurizio Tasca, consigliere nazionale Fipe: «Anche con questa Campagna la Federazione ribadisce la propria volontà di sensibilizzare esercenti e consumatori contro lo spreco alimentare e con un occhio di riguardo anche alla salute dei consumatori. Del resto, a distanza di oltre quattordici anni siamo ancora in attesa delle evidenze di carattere igienico-sanitario che portarono a mettere fuorilegge le tradizionali zuccheriere in favore dell’uso dello zucchero in bustina. Questo è solo uno dei tanti paradossi che colpisce il mondo dei pubblici esercizi in Italia».

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