Redazione
[email protected]
[email protected]
Direttore
[email protected]
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.
Qualche giorno fa tra il Dipartimento per le pari opportunità, Ministero dello sviluppo economico, Associazione bancaria italiana (ABI) e le associazioni rappresentative è stata siglata la proroga fino al 31 dicembre 2019 del Protocollo d’intesa diretto a facilitare l’accesso al credito delle imprese femminili attraverso finanziamenti bancari garantiti dal Fondo centrale di garanzia per le PMI.
La notizia è di considerevole e rilevante importanza in quanto tale Protocollo d’intesa, sottoscritto per la prima volta il 4 giugno 2014, dà seguito alla concessione di finanziamenti che riguardano tre linee direttrici:
Al 30 settembre 2017, il Protocollo ha visto l’adesione di 36 banche, rappresentative del 39% degli sportelli del settore, con un plafond complessivo stanziato di un miliardo e 448 milioni di euro.
L’Atto di ulteriore proroga consentirà di proseguire e consolidare le attività finora proficuamente svolte da parte delle stesse e delle Parti firmatarie: infatti, per considerare l’operatività del Fondo di Garanzia su citato, basta guardare i dati del periodo 1°gennaio – 31 dicembre 2017 in merito alle dinamiche delle domande presentate e a quelle accolte (v. Report al 31 dicembre 2017).
Si evidenzia così come su un numero di richieste pari a 120.494 (contro le 116.762 del 2016) con una crescita del 3,2%, al 31 dicembre 2017 le domande accolte risultano 119.935 a fronte delle 114.487 del 2016, con un aumento del +4,8% rispetto all’anno precedente e i finanziamenti accolti, pari a € 17,5 mld, evidenziano un aumento del +4,9% mentre l’importo garantito, pari a € 12,3 mld, registra un incremento del +6,3%.
E questi dati, grazie al Tavolo di monitoraggio che è stato costituito ai sensi dell’articolo 8 del Protocollo che ha svolto periodiche riunioni allo scopo di verificare costantemente i risultati, riportano ulteriori estremi positivi considerato che a Marzo 2018 le domande accolte sono state pari a 3.776 per un ammontare di finanziamento pari a 302,1 mln e un importo garantito pari a 213,6 mln.
Tutto ciò pone in evidenza considerazioni meritevoli di nota.
Innanzitutto “il forte effetto leva dell’attività del Fondo, che lo pone in una posizione privilegiata rispetto agli altri strumenti di incentivazione pubblica che comporta diversi effetti positivi: non solo quello di permettere alle imprese di avere le risorse adeguate per finanziare la propria attività, riducendo le imperfezioni sul mercato del credito, ma quello di attivare meccanismi virtuosi di crescita” (basti pensare che al netto della Grande Crisi con questo strumento la dinamica banca-impresa è stata avvitata coinvolgendo anche l’imprenditoria femminile, che è una delle più dinamiche del sistema produttivo, tanto che nel 2012 le imprese in rosa sono aumentate di oltre 7 mila unità, in controtendenza rispetto alle difficoltà complessive del sistema-Paese).
Ma “il Fondo di Garanzia non può essere uno strumento unico, ma deve essere affiancato da misure più strettamente legate allo sviluppo locale di lungo periodo, connesse quindi al sostegno dell’innovazione e alla crescita del capitale umano” come ad esempio il microcredito, i contributi a fondo perduto, ecc. (tratto da Rapporto di Approfondimento sul Fondo di Garanzia – promuovItalia).
E concludo “A patto che gli sportelli dedicati all’imprenditoria rosa (istituiti in tutte le camere di Commercio d’Italia) riducano al minimo le complicazioni burocratiche. Al resto ci penseranno le forme di credito agevolato”.
Che sia il fantomatico “fattore D” a far ripartire anche l’occupazione?” (V. Maurizio Ferrera). Forse sì perchè quando parliamo di imprenditoria femminile non parliamo solo di lavoro declinato in rosa ma parliamo di società a 360 gradi, per tutto quello che porta con sé: non solo la creazione di nuovi posti di lavoro, ma indipendenza economica di molti soggetti e la possibile realizzazione del proprio io. In altre parole, è la massima concretizzazione delle pari opportunità.
Arrivata dalla Puglia in Abruzzo nel 1988, da allora vivo felicemente a Pescara con i miei figli, Davide e Luna, e mio marito. Ho realizzato i miei studi a Barletta frequentando prima il Liceo Scientifico Statale e, in seguito, un Corso parauniversitario in Servizi Sociali. Questo primo approccio professionale al sociale e alle sue tematiche ha segnato la mia vocazione: aiutare le persone in stato di bisogno/difficoltà offrendo soluzioni e opportunità di benessere comune. Anche la formazione professionale ha avuto un ruolo considerevole nel mio percorso lavorativo. Dalla collaborazione, prima, con una importante agenzia formativa piemontese a quella successiva, per undici anni, con un’agenzia a partecipazione pubblica, ho perfezionato le mie competenze in attività di coordinamento, monitoraggio e valutazione anche di progetti complessi a valere su finanziamenti regionali, nazionali e comunitari. Da qualche mese, insieme ai miei amici e colleghi, sto vivendo una nuova sfida: Social Hub, società cooperativa con una forte vocazione all’economia civile oltre che alla consulenza e ai servizi all’impresa. Quale migliore opportunità per tornare al mio mondo sociale?
Prev Post
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.