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La nave Aquarius e quel cambiamento che non ci piace

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Avevano annunciato che sarebbe stato il governo del cambiamento e infatti il vento è già cambiato. E’ un vento di burrasca che soffia contro i barconi dei disperati che attraversano il Mediterraneo in cerca di salvezza e li porta alla deriva. Un vento che, in queste calde giornate di giugno, è arrivato all’improvviso con le parole del neo ministro dell’Interno del nostro Paese, Matteo Salvini: chiudiamo i porti. Un dictat, lanciato anche sui social con l’immancabile hashtag che tanto piace al leghista, con immediata eseguibilità. A farne le spese i 629 immigrati che in quel momento erano scampati per miracolo alla morte tra le onde grazie all’intervento della nave Aquarius di Sos Mediterranée.

“La pacchia è finita, in Italia non si entra più, se li prendesse Malta”. Questa, in estrema sintesi, la presa di posizione di Salvini. Nulla di nuovo sotto il sole, se non fosse per il fatto che ormai il suo pensiero non è più fine a stesso e alla sua propaganda politica. Ormai l’uomo dalle tante felpe ha indossato giacca e cravatta e parla a nome dello Stato. Il nostro Stato.

Una doccia gelata che si è abbattuta su 629 persone, tutte disidratate e provate dal viaggio, di cui 7 donne incinte, 123 minori e diverse persone ustionate da benzina e sole. Non un esercito di soldati da bloccare. Non un carico di delinquenti da neutralizzare. Ma uomini, donne e bambini con un nome, una storia e un sogno: quello di un futuro migliore. Almeno questo è ciò che vede chi guarda quei volti con un minimo di umanità e di buon senso. Ma questo buon senso, questa umanità, a leggere le centinaia (se non migliaia) di messaggi di approvazione ricevuti da Salvini in questi giorni, deve essersi perso dietro alla propaganda faziosa e allarmista di quei gruppi politici che da anni, ormai, fomentano con costanza l’odio razziale, la paura e l’intolleranza nei confronti del diverso. Ed ecco che giorno dopo giorno, nella mente di molti italiani, gli immigrati si sono trasformati in delinquenti, in invasori, che rubano in casa – o nella migliore delle ipotesi che rubano il lavoro agli italiani – che stuprano le donne, che rendono le nostre città più sporche e insicure e che vivono come parassiti sulle spalle degli italiani “brava gente” che pagano le tasse.

Fortunatamente questo episodio ha dimostrato che sono migliaia e migliaia, invece, le persone che non la pensano così e che hanno fatto sentire la propria voce con l’hashtag #portiaperti. Tra loro anche alcuni sindaci di città di mare, come Palermo e Napoli, che si sono detti pronti a violare la prescrizione del ministro e ad accogliere l’Aquarius.

Due parole meritano di essere spese anche sull’Europa e sugli Stati membri che hanno espresso commenti negativi sulla presa di posizione dell’Italia. In particolare è apparso assolutamente fuori luogo il commento della Francia e del suo primo ministro Macron che hanno condannato l’Italia parlando di comportamento “vomitevole”, senza ricordare però quanto fatto da loro in passato. Ad aver compreso, invece, almeno all’apparenza, il disagio italiano e a puntare sulla diplomazia è la cancelliera tedesca Merkel che ha evidenziato: “noi siamo per una soluzione unitaria europea della questione dei migranti”.

Tornando all’Aquarius, la soluzione per migranti coinvolti alla fine è arrivata dalla Spagna che si è detta disponibile a far attraccare la nave che, in questo modo, ha dovuto però percorrere altri 1400 km in mare, costringendo le persone a bordo a ulteriori 4 giorni di navigazione.

Ma il fatto che si sia trovato un porto sicuro dove far sbarcare le 629 persone assiepate sull’Aquarius non assolve di certo l’Italia dalle pesanti violazioni commesse (rinviamo a tal proposito alla lettura dell’articolo dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione). Così come non è giustificabile l’atteggiamento di chi – in nome della tutela degli italiani e della sua smania di far finire la pacchia agli stranieri – ha deciso di fare a braccio di ferro con l’Europa “giocando” con la vita di 629 esseri umani disperati.

Il problema è reale e se si vogliono trovare delle soluzioni bisogna sedersi ai tavoli giusti per affrontare con coraggio e determinazione le questioni, non giocare a Risiko lanciando i dadi e sperando di avere il numero più alto.

Avevano annunciato che sarebbe stato il governo del cambiamento. Ma consentitemi di dire che finora a me, questo cambiamento, proprio non piace!

Il direttore

Vignetta di copertina: Freccia.

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