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Quello di Roma del 9 giugno è stato un grande Gay Pride che ha visto migliaia di persone scendere in piazza e soprattutto la presenza di tantissimi adolescenti.
I ragazzi, sorridenti ma consapevoli, hanno sfilato con il loro zaino sulle spalle nella parte più affollata e seria della manifestazione: per molti di loro era la prima volta come partecipanti, altri più esperti avevano già sfilato ed esibivano una certa sicurezza anche nello scandire gli slogan e incoraggiare i compagni.
I soliti carri colorati e chiassosi che ostentavano corpi nudi hanno sfilato come sempre, rappresentando però una minoranza all’interno del corteo – che nel corso degli anni è diventato sempre di più manifestazione di persone consapevoli dei diritti civili – a cui quest’anno in particolare si sono aggiunti tantissimi adolescenti.
Così, senza alcun colore politico, alcuna organizzazione alle spalle o tessere in tasca, tutti insieme questi ragazzi hanno deciso di indossare per un giorno i colori dell’arcobaleno per difendere la propria e l’altrui libertà.
Non stupisca la voglia di questi adolescenti, molti dei quali minorenni, di sentirsi uniti per affermare se stessi attraverso la loro presenza ed esprimendo il loro diritto all’amore: probabilmente si sono sentiti toccati nel vivo dalle parole dette dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che nega l’esistenza delle famiglie omosessuali, ma esprime anche giudizi negativi. Il messaggio dei ragazzi è chiaro: non vogliamo giudizi né per noi né per i nostri amici, ognuno è libero di amare chi vuole e come vuole, nel rispetto della libertà di ognuno.
E non dimentichiamo poi che la manifestazione si è svolta a Roma, città in cui il sindaco Virginia Raggi ha delegato l’iscrizione dei figli di coppie omosessuali all’Anagrafe, a differenza di quanto accade in molti altri Comuni d’ Italia.
In effetti, non solo Virginia Raggi non era presente alla manifestazione – cui hanno partecipato personaggi politici come Maurizio Martina, Nicola Zingaretti, Emma Bonino e Susanna Camusso – ma hanno presenziato in sua vece il vicesindaco Laura Bergamo e l’assessore ai Diritti della Persona Laura Baldassarre. Anzi il vicesindaco Bergamo, interrogata a proposito delle registrazioni dei figli di coppie omosessuali, è stata piuttosto vaga, replicando: «Le iscrizioni all’Anagrafe? Esiste una legge che regola i diritti dei figli delle coppie omosessuali, il Comune la applica».
Pare chiaro che nell’anno 2018 i giovani pretendano di meglio, con regole chiare e non discrminanti.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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