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Sono purtroppo davvero tanti i luoghi del Pianeta dove sono in corso guerre atroci e sono i bambini quelli che ne pagano le spese più grandi.
Punta il dito il direttore generale dell’Unicef Henrietta H. Fore affermando gravemente: «Durante i primi quattro mesi dell’anno, dalla Repubblica Centrafricana al Sud Sudan, e dalla Siria all’Afghanistan, gli attacchi sui bambini nel corso di conflitti sono continuati ininterrottamente. Con scarso rimorso e ancor meno trasparenza, le parti in conflitto continuano apertamente a ignorare una delle regole basilari durante una guerra: la protezione dei bambini». Non solo, dal momento che continua accusando: «Non è stata proibita nessuna strategia bellica, non tenendo conto di quanto possa essere letale per i minori: attacchi indiscriminati su scuole, ospedali e altre infrastrutture civili, rapimenti, reclutamento di bambini, assedio, abusi nella detenzione e negazione dell’assistenza umanitaria sono state tutte pratiche all’ordine del giorno».
E continua portando esempi pratici con numeri da brivido: per esempio in Yemen pare che, nei quattro mesi del 2018, siano stati uccisi 220 bambini e oltre 330 feriti. Addirittura circa 4,3 milioni di bambini rischiano la fame, con un aumento del 24% rispetto al 2017 e l’epidemia di colera e diarrea acquosa che lo scorso anno ha mietuto 400 vittime sotto i 5 anni, sta minacciando nuove recrudescenze mentre sta per avere inizio la stagione delle piogge.
Oppure in Siria, dove le speranze di pace sono davvero molto deboli e dove, sempre nei primi mesi del 2018, sono stati effettuati attacchi su 70 ospedali e strutture sanitarie e oltre 300 strutture scolastiche sono state annientate dall’inizio del conflitto.
E ancora nella Striscia di Gaza, dove si susseguono le manifestazioni di protesta e troppo spesso vengono attaccati i più piccoli, vittime inconsapevoli.
E si continua con il Bangladesh, dove circa 400.000 bambini rohingya si sono rifugiati con le loro famiglie dopo essere scampati alle atrocità in Myanmar.
E poi ancora il Sud Sudan dove almeno 2,5 milioni di minori sono costretti a fuggire dalle loro case e oltre un milione di essi soffre di malnutrizione acuta. Ma naturalmente non è tutto, poiché circa 20.000 bambini vengono utilizzati come combattenti, messaggeri, cuochi e addirittura come schiavi sessuali per le parti in conflitto.
Senza dimenticare la Repubblica Centrafricana, dove la ripresa delle violenze ha costretto circa 30.000 bambini a fuggire dalle loro case, portando così il numero totale degli sfollati a 360.000; oltre 2 bambini su 5 soffrono di malnutrizione cronica e un terzo dei piccoli in età scolare non frequenta istituti scolastici.
Unicef, con i suoi volontari, sta vaccinando i bambini, li sta curando come possibile dalla malnutrizione e cerca in ogni modo di sopperire ai loro bisogni primari.
E amaramente termina in questo modo il discorso di Henrietta Fore: «Ma l’aiuto umanitario da solo non basta. I bimbi hanno bisogno di pace e protezione sempre. Le regole di guerra proibiscono che si colpiscano illecitamente i civili, gli attacchi su scuole e ospedali, l’utilizzo, il reclutamento e la detenzione illegale di bambini e la negazione di assistenza umanitaria. Quando scoppia un conflitto, queste regole devono essere rispettate e coloro che le infrangono devono essere chiamati a risponderne. Quando è troppo è troppo. Stop agli attacchi sui bambini».
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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