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Sulla nave di soccorso Acquarius di Sos Méditerranée sono saliti i due fumettisti Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso che vi hanno trascorso 19 giorni per realizzare un libro a fumetti dal titolo “Salvezza”.
Della nave Aquarius abbiamo scritto recentemente in questo articolo e in quei 19 giorni Rizzo e Bonaccorso hanno partecipato a 4 missioni di salvataggio, con il desiderio di raccontare questi avvenimenti.
Non è la loro prima esperienza del genere, avendo già realizzato il fumetto su Peppino Impastato e quelli su Ilaria Alpi, ma questa, raccontano, è stata un’esperienza diversa, con quasi 1.000 persone salvate.
Le motivazioni del loro lavoro le esprime Marco Rizzo: «Ci eravamo già occupati di migranti, siamo stati nei centri di accoglienza in Sicilia, ma ci mancava questo pezzo del viaggio. Un pezzo importante per ragioni sociali e politiche, perché ha un impatto enorme sulle campagne elettorali di mezza Europa e un impatto economico. Dovevamo raccontarlo».
Ed ecco quindi che è nato “Salvezza”, edito da Feltrinelli Comics, con 120 pagine di un vero e proprio reportage a fumetti, in cui, oltre a storie di persone e ai soccorsi, ci sono anche infografiche con numeri e dati per comprendere meglio la situazione.
Continua pensieroso Rizzo: «Quello che invece nel fumetto “Salvezza” non troverete sono le urla, le persone in acqua che si sbracciano e ti chiedono ‘per favore aiutami’. Ce le aspettavamo quando ci siamo imbarcati, sapevamo che ci saremmo trovati di fronte a situazioni estreme, al dolore, a persone con storie drammatiche, ma non a quei livelli, non con quei numeri. Al rientro non è stato facile parlare di quell’esperienza».
Sempre Rizzo continua a spiegare che senza le ong la situazione sarebbe ancora più tragica di quella che è, dal momento che solo loro, la Guardia costiera e la Marina pattugliano il mare e questo è l’unico modo per non lasciare che le persone muoiano in mare. E sostiene con sicurezza che tutte le operazioni di salvataggio sono coordinate dalla Guardia costiera italiana e quindi tutte le accuse contro le ong considerate come “taxi del mare” sono ingiuste e inopportune.
Interviene Bonaccorso per indicare come lo strumento del disegno, e quindi del fumetto, sia stato efficace per avvicinare le persone a bordo della nave: «Arrivano tutti da situazioni traumatiche, non puoi andare lì con la macchina fotografica o la telecamera e puntargliela in faccia; il disegno era un modo per entrare in confidenza, farli distrarre e rompere il muro di diffidenza». E continua: «C’è una cosa che molti sottovalutano ed è la situazione dei loro Paesi di provenienza, situazioni che loro non possono accettare e per questo scappano; quando abbiamo chiesto a un ragazzo eritreo cosa si aspetta dall’Europa, lui non ci ha risposto soldi o lavoro ma semplicemente libertà. E la libertà non si può negare a nessuno».
I due fumettisti vorrebbero portare il libro “Salvezza” nelle scuole, esprimendo questo pensiero: il libro è uno strumento di informazione che pone una domanda particolare e quindi chiede che cosa vogliamo fare con questo mondo. Le soluzioni sono solo due: rimboccarsi le maniche e fare qualcosa oppure assistere passivamente alle scelte degli altri. Le decisioni spettano alla società civile.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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