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Richieste di asilo: respinte più della metà in Italia

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In Italia siamo arrivati al più alto numero di richieste di asilo finora registrato. Sono 130mila le domande di accoglienza da parte dei migranti per avere asilo e protezione nel nostro Paese nel 2017, ma il 52,4% di esse sono state rifiutate. Nel 2016 l’aumento non era stato particolarmente eccessivo, a causa di un calo nel periodo in cui gli sbarchi dalla Libia erano diminuiti. I dati in questione, si riferiscono ad ogni individuo, di qualsiasi Paese, che volesse entrare in Italia, ma tra le nazionalità più presenti abbiamo nigeriani, bangladesi (in merito ai quali le domande sono raddoppiate), pakistani, gambiani e ivoriani.

Le donne richiedono maggiore asilo rispetto agli uomini (più di 21mila nel 2017), ma anche la percentuale dei minori non accompagnati cresce a dismisura (nel 2017 le domande sono state 9.782) e hanno di gran lunga  superato il numero dei minori accompagnati.

Ma di tutte queste persone il 52,4% non ha ricevuto l’ok da parte dello Stato. Nel 2017, sono state esaminate 82mila domande da 49 Commissioni Territoriali e 42.700 di queste sono state respinte. Di questo gruppo fanno maggiormente parte individui appartenenti a una fascia di età tra 18-34 anni (57%) e molti sono gli uomini, che rispetto alle donne, hanno ricevuto un no.

E’ cresciuto, tuttavia, anche il numero di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato, che nel 2017 è stato assegnato a un migrante su quattro. In media, questo status è maggiormente presente nelle donne, tra i minori di 13 anni e gli under 70. Le persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato sono principalmente siriani, somali, eritrei ed iracheni. Molti però avevano fatto relativa domanda appena arrivati, e quindi spesso da minorenni.

In ultimo, il programma Relocation, avviato nel 2015 dalla Commissione Europea a beneficio dell’Italia e della Grecia in quanto Paesi più soggetti a fenomeno migratorio. Nel 2017 sono state trasferite in un altro Stato membro dell’UE, 11.464 persone richiedenti protezione internazionale. Queste sono state accolte soprattutto in Germania, in Svezia e in Svizzera (che pur non facendo parte dell’UE, ha reso disponibili posti di ricollocamento).

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