Redazione
[email protected]
[email protected]
Direttore
[email protected]
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.
Leggere fa bene alla mente perché mantiene allenata la memoria, amplia gli orizzonti, mette di buon umore e, cosa che più conta in un periodo di dilagante ignoranza, ci rende più colti. Sarà forse per questo che il Ces, la fiera dell’hi-tech più grande e famosa del mondo, ha deciso di collocare all’interno di luoghi quali stazioni, aeroporti e ospedali, dei distributori di storie brevi.
Lo Short Story Dispenser, questo il nome del “dispensatore di storie”, è stato pensato per ingannare l’attesa: invece di avere eternamente in mano lo smartphone o il tablet si potrà passare del tempo arricchendo la mente. Il dispenser è una colonna da cui esce, sotto forma di scontrino, una storia lunga, in base al tempo di cui si dispone, uno, tre o, al massimo, cinque minuti.
I racconti e le poesie, perché sì anche il verso trova la sua cittadinanza in questa poetica iniziativa, sono scelte e curate dal sito Short Edition e vanno dai classici della letteratura, Shakespeare e la Wolf in testa, sino agli scrittori contemporanei. Il prezzo per lo scontrino con la storia? Nessuno: è tutto gratis ed è giusto così perché la cultura, essendo un valore inestimabile, non ha prezzo.
Il primo distributore è stato installato all’aeroporto francese Charles De Gaulle. Al momento è presente in 150 località soprattutto francesi mentre una ventina sono negli Stati Uniti. In USA è stato il regista Francis Ford Coppola a investire nell’idea collocando un dispenser nel suo Cafe Zoetrope di San Francisco. Anche noi, in Italia, non vediamo l’ora di avere i nostri Short Story Dispenser, nell’attesa possiamo comunque usare il “vecchio metodo”: portare sempre con noi qualche buon caro libro che, provare per credere, male non fa.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
Next Post
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.