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Sono arrivate in tutte le edicole le figurine Amici CUCCIOLOTTI 2018: le figurine che salvano gli animali. Amata dai bambini e molto apprezzata da chiunque ami la natura, la prestigiosa collezione, firmata Pizzardi Editore, da anni sensibilizza “i grandi di domani” affinché facciano propri comportamenti adeguati verso ogni forma di vita. Quest’anno l’obiettivo è particolarmente ambizioso: donare, attraverso il ricavato della vendita dell’album e delle figurine Amici CUCCIOLOTTI, 10 milioni di ciotole di cibo agli animali accuditi dall’ENPA (l’Ente Nazionale Protezione Animali).
L’iniziativa solidare mira a consentire ai volontari di accudire al meglio i trovatelli ospiti nei rifugi. «Spesso», dichiara Marco Bravi, Presidente del Consiglio e Responsabile Comunicazione e Sviluppo Iniziative ENPA, «nonostante l’enorme passione quotidiana dei nostri volontari, si è mortificati dalla mancanza di risorse economiche; per questo motivo la donazione di Pizzardi Editore acquisisce un valore senza eguali per noi». Da oltre 11 anni, infatti, la scelta editoriale di Dario Pizzardi è quella di sostenere gli animali e, grazie alla straordinaria risposta del pubblico, molteplici iniziative sono state realizzate.
Sfogliando l’album, poi, i piccoli lettori potranno avvicinarsi al lessico che migliora il mondo: impareranno il valore di parole quali Amicizia, Lealtà, Collaborazione, Libertà, Solidarietà e Responsabilità e, allo stesso tempo, scopriranno quanto possano essere pericolose le parole Bullismo, Deforestazione ed Estinzione.
Sono poi i PARLOTTINI la novità del 2018: messaggi personalizzabili da consegnare a mano, guardandosi negli occhi. Un modo alternativo per implementare l’interazione umana, specialmente quella dei bambini, minacciata quotidianamente dalla tecnologia.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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Io e la mia squadra stiamo all’ primo posto perché abbiamo quasi finito tutte le figurine