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Lotta allo spreco alimentare: da Trento un modello di welfare generativo

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Senza possibilità di fraintendimenti, il progetto si chiama Lotta allo spreco alimentare ed è una battaglia che dura da 7 anni nel corso dei quali 500 volontari sono riusciti a salvare 2.000 tonnellate all’anno di cibo per poi donarlo a 2.400 persone al giorno. Numeri importanti, frutto del lavoro quotidiano di Trentino solidale onlus insieme al Csv di Trento che ormai da tempo hanno creato una rete di raccolta di cibo tra supermercati, ristoranti, mense e altri punti di ristoro.

La bellezza di un progetto così importante sta nel fatto che si tratta di un modello nato dal basso che via via è stato capace di generare 35 punti di distribuzione dispiegati sul territorio, di cui 13 entro il perimetro della città di Trento. Questo vero e proprio modello di welfare generativo varca tuttavia i confini trentini, per arrivare addirittura nei pressi di Affi (Verona), un piccolo paese veneto dove si trova la catena di supermercati Poli a cui va riconosciuto il merito di aver creduto e puntato nella riuscita del progetto fin dai suoi albori.

I volontari, con ordine e metodo, ogni giorno raccolgono una gran quantità di cibo, a cominciare dai prodotti freschi che come sappiamo possono scadere presto, fino alle confezioni di alimenti rotti ma non per questo non recuperabili. È cibo che poi viene consegnato nei punti di distribuzione secondo il principio del “chilometro zero”, vale a dire che si reperisce e si ridistribuisce tutto nella stessa zona.

Giorgio Casagranda, presidente di Trentino solidale, del CSV di Trento e consigliere del CSVnet spiega molto bene il senso di questa grande catena umana solidale: «Abbiamo costruito una rete fatta di volontari coinvolgendo i circoli anziani, i gruppi alpini, la Caritas, i gruppi di san Vincenzo: noi portiamo il cibo e i volontari lo distribuiscono alle famiglie di quello stesso posto. Loro conoscono bene il territorio e questo significa che la forza del nostro progetto è la relazione umana e la conoscenza dei reali bisogni».

A scanso di equivoci è bene chiarire che si tratta di un sistema totalmente gratuito in cui nessuno dei volontari percepisce un centesimo, neanche il rimborso spese. La Provincia autonoma di Trento si impegna semplicemente a coprire le spese vive, ad esempio il carburante dei veicoli che instancabilmente ogni giorno si muovono da una parte all’altra per la realizzazione della lotta allo spreco alimentare.

La lotta allo spreco alimentare è un modello che ha funzionato fin dal principio e nel tempo è stato capace di creare, come dicevamo, un esempio di welfare generativo e di comunità sia dal punto di vista economico che sociale. I volontari sono infatti pensionati come anche studenti provenienti dall’alternanza scuola-lavoro, oltre a un buon numero di richiedenti asilo che si sono scontrati per primi con le difficoltà derivanti dalla mancanza di cibo e sono pertanto più sensibili rispetto al tema della lotta allo spreco alimentare.

Casagranda spiega che grazie alla perseveranza, all’organizzazione e al contributo di tutti, questa realtà oggi è diventata un’impresa con una gestione burocratica e organizzativa complessa, tanto da pensare, nel prossimo futuro, che sia giunto il momento di avviare una vera e propria impresa sociale.

Un modello da lodare quello trentino, ma soprattutto da replicare in quante più realtà possibili del nostro Paese. A tal proposito è bene sapere che dal 18 dicembre è online la piattaforma web iononsprecoperché, uno strumento che fornisce indicazioni utili per chi volesse donare le proprie eccedenze, lavorare sul recupero e avere informazioni legislative.

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