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Calendario Lavazza 2018: 17 scatti per lo sviluppo sostenibile

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Il 2030 è sempre più vicino, la data fissata per il raggiungimento dei 17 obiettivi per rendere il pianeta più sostenibile è alle porte e “Tu cosa stai facendo?”. A rivolgere questa domanda ai cittadini europei e non solo è il nuovo calendario Lavazza 2018 che è stato presentato nei giorni scorsi a Milano al Refettorio Ambrosiano, il progetto dello chef Massimo Bottura e di Caritas che utilizza le eccedenze alimentari per dare da mangiare a chi ne ha bisogno.

L’iniziativa nasce proprio con l’obiettivo di fare da cassa di risonanza ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, attraverso altrettanti importanti personaggi che sono stati ritratti in bianco e nero dall’obiettivo del fotografo inglese di origine greche Platon.

A posare per il calendario sono: lo chef stellato Massimo Bottura, l’attore statunitense Jeremy Renner, la paladina degli oceani Alexandra Cousteau, il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, il campione di tennis Andre Agassi e Jeffrey Sachs, il direttore del network dell’Onu per lo sviluppo sostenibile che posa con la sua signora. E ancora: Michael Opitz (managing director della Fondazione “Hanns R. Neumann Stiftung e coordinatore di “coffeee&climate”), Dario Piselli (project leader per il team “Solutions Initiatives” di SDSN Youth), Bonnie Chiu (fondatrice di Lensational), Francesco Faccin (fondatore di Honey Factory), Marco Attisani (fondatore di Watly), Gunter Pauli (promotore della Blue Economy), Daniel Katz (cofondatore di Rainforest Alliance), Chief Nat Ebo Nsarko (country director dell’Ong “Millennium Promise Alliance” in Ghana), Daphne Nederhorst (fondatrice di Sawa World), Tere Gonzalez Garcia (cofondatrice di “Liter of Light Mexico”), Manal Kahi (cofondatrice di Eat Offbeat).

Si tratta di persone non scelte solo per la loro popolarità, ma piuttosto perché già impegnate in concreto per raggiungere quegli obiettivi. Per questo hanno la possibilità di rivolgersi a chi guarda il calendario e chiedere “Tu cosa stai facendo?”, invitando tutti a fare la propria parte per non arrivare impreparati all’appuntamento con il 2030. I 17 scatti ai testimonial ricordano a tutti, quindi, che quella per raggiungere un pianeta più sostenibile è una chiamata di responsabilità prima di tutto individuale, oltre che collettiva.

«Vogliamo mettete sotto i riflettori un nuovo gruppo di eroi culturali», commenta il fotografo Platon, «dando loro tutta l’autorevolezza che meritano». Il calendario «vuole cercare con un titolo molto diretto e provocatorio di risvegliare una coscienza comune», aggiunge Francesca Lavazza, membro del consiglio d’amministrazione dell’azienda, «perché tutti possono dare loro contributo, fare una rivoluzione attiva e positiva».

A spiegare meglio di chiunque altro il senso dell’iniziativa è uno dei testimonial, Carlo Petrini, in questo testo scritto per Repubblica che vi proponiamo:

Il nostro pianeta, la nostra casa comune, sta affrontando serie minacce, molte delle quali stanno già mantenendo la loro promessa di violenza e distruzione che l’uomo, oltre a causare, si trova costretto a subire. L’umanità sta determinando un disastro ambientale di proporzioni enormi e con gravissime ripercussioni in termini di perdita della biodiversità, di cambiamenti climatici, di impoverimento della fertilità dei suoli e di inquinamento delle acque di superficie e degli oceani, mentre in molte aree del mondo si stanno già verificando ingenti sconquassi agli ecosistemi e alle comunità che li abitano, e già da tempo si procede a un’amara conta dei danni. A tutto questo si accompagna poi un’iniquità in crescita, con la concentrazione di potere, denaro e opportunità in sempre meno mani.  Eppure di Terra ne abbiamo una sola, e per la nostra specie è arrivato il momento di acquisire una coscienza vera e profonda del proprio impatto sull’ambiente circostante. Questo lavoro per una maggiore consapevolezza dei singoli cittadini, oltre che delle istituzioni, è senz’altro la ragion d’essere di chi oggi si dichiara ambientalista. Non è più il tempo di “limitarsi” a una denuncia della criticità della situazione che, per quanto importante, troppo spesso fatica a raggiungere il cuore delle persone e ad avviare un serio e positivo cambiamento degli stili di vita nella direzione dell’equilibrio e della sostenibilità. Perché se è vero che la percezione che qualcosa non stia andando per il verso giusto comincia a diffondersi in maniera capillare e trasversale, non è così comune la convinzione che noi, con le nostre azioni quotidiane, possiamo decidere se essere parte del problema oppure della soluzione. In questi giorni ho partecipato a una campagna di sensibilizzazione portata avanti da Lavazza sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sottoscritti nel 2015 dai 193 Paesi dell’Onu. Si tratta di obiettivi ambientali e sociali che non possono essere considerati meri esercizi di idealismo, al contrario sono la via da seguire per poter guardare con fiducia a un futuro che non ha altra possibilità se non quella di diventare più pulito e più giusto. Impegni estremamente ambiziosi ma anche quanto mai urgenti se vogliamo disegnare un domani promettente per la nostra umanità. Ecco allora che la via deve essere quella della divulgazione militante e del coinvolgimento, perché senza la forza di una massa critica di cittadini consapevoli e determinati a cambiare il mondo la strada è tutta in salita. Essere ambientalisti oggi allora, dal mio punto di vista, significa utilizzare tutti i mezzi a disposizione – anche un calendario – per entrare nei cuori delle persone, per spingere verso un nuovo umanesimo di armonia con le risorse naturali e di giustizia sociale. Bisogna avere fiducia nell’uomo sapendo che non c’è tempo da perdere per riparare i danni che l’uomo stesso ha generato. Uniti si può”.

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